di Francesca Orioli
Settembre 2019
E’ bello camminare in una valle verde. Se però la vallata in questione è un susseguirsi di 50 km di valli che vanno da Domodossola a Locarno, un bel trenino può venire comodo. E il Vigezzina-Centovalli è il cocchiere perfetto per accompagnarci in queste terre di confine.
Si parte dalla stazione di Domodossola, epicentro della Val d’Ossola, si attraversa la Val Vigezzo, ramificazione dell’Ossola, si prosegue nel Canton Ticino nella zona delle Centovalli, dal nome eloquente e si arriva all’estremo nord del Lago Maggiore, a Locarno. Italia-Svizzera in due ore di ritmo lento, con gli occhi incollati al finestrino.
Commistione di culture, incroci di lingue, ordine svizzero nei borghi italiani, treni semi-svizzeri in ritardo: concedersi un intero weekend per assaporare tutto questo, facendo qualche tappa nei paesini lungo la tratta, accrescerà il fascino e renderà più animata l’esperienza.
Il periodo più consigliato è l’autunno quando la natura sfoggia i cento colori del foliage e i borghi si vestono a festa e a sagra. Ma le bellezze si fanno ammirare tutto l’anno.
Noi abbiamo scelto un weekend di fine settembre con un verde ancora lussureggiante e meno affollamento in giro.
Treno delle 9,25 da Domodossola, la stazione Vigezzina è a fianco di quella delle FS. Prenotazione fatta sul sito ufficiale https://www.vigezzinacentovalli.com/ che, a quanto riferito dall’ufficio turistico dedicato (numero sul sito) è necessaria se si vuole dividere il viaggio su due giorni. La prenotazione consente anche di definire una tappa intermedia all’andata e una al ritorno (la fregatura è che vengono applicati i diritti di prenotazione per ogni tratta!). Oltre al programmato, noi abbiamo improvvisato una tappa in più chiedendo al controllore che non ci ha fatto problemi. Diversi passeggeri hanno acquistato i biglietti a/r in giornata la mattina stessa senza prenotazione alla biglietteria della stazione; nei periodi del foliage e in concomitanza con feste e sagre invece è caldamente consigliato prenotare con un buon anticipo.
Ci sono treni normali o treni panoramici ma la differenza è davvero minima, giusto vetri un po’ più ampi. Probabilmente devono aver svecchiato il parco treni – se nei vecchi i finestrini dei treni normali si potevano aprire, ora sulla stragrande maggioranza il vetro è sigillato. Ergo foto pessime con riflessi del neon interno nella migliore delle ipotesi. Un dramma per i fotografi, un motivo in più per fare qualche sosta.
Scendiamo a Santa Maria Maggiore dopo 40 minuti, il paese degli spazzacamini. Visita imprescindibile al museo dello spazzacamino dove la dolce voce di Mary Poppins che canta ‘Cam-camini io sto fra la cenere eppure non c’è nessuno quaggiù più felice di me’ viene mestamente soppiantata dalla preghiera dello spazzacamino fatta di freddo, sporco e lontananza dalla famiglia. Un tunnel che simula il rumore della ‘raspa’ che gratta l’interno del camino, immagini d’epoca, strumenti del mestiere, racconti di sfruttamento e disgrazie da parte dell’appassionata guida. E la scritta ‘Cara mamma meglio morire che farmi spazzacamino’ ci dà il colpo di grazia, ma è un percorso, di breve durata ed economicissimo, che val la pena seguire.

Il borgo di Santa Maria Maggiore è un piccolo gioiellino, è piacevole passeggiare tra le sue vie ben curate e piene di fioriere. E sguardo in alto a scoprire le sagome degli spazzacamini disseminate sui tetti dei palazzi.
Riprendiamo il treno alle 13.10, tre ore sono più che sufficienti, compresa sosta rifocillatoria.
Poi via diretti fino a Locarno. La vallata è alla destra del treno (all’andata), conviene prenotare posti su questo lato. In alcuni tratti la valle scende in un profondo dirupo, casette disperse nel verde, susseguirsi di piccole stazioni che danno il ritmo al viaggio.

Locarno si presenta bene: il lago nel suo aspetto più borghese, un bel centro storico, un castello visconteo. Il gioiello più grande è la Madonna del Sasso, il santuario fatto erigere sul promontorio che sovrasta la cittadina come meta di pellegrinaggio a seguito dell’apparizione mariana del 1480. La vista da lassù è spettacolare ma l’immagine migliore si ha salendo ancora un pochino dopo la cappella della resurrezione: il santuario che si erge sullo sfondo del lago è incredibilmente suggestivo.

La salita alla Madonna del Sasso è possibile a piedi con una ripida salita o con la funicolare che parte nei pressi della stazione ferroviaria.
Il giorno dopo si riparte, treno delle 8,50 da Locarno e sosta a Intragna, un piccolo borgo di montagna in territorio svizzero. Tre le attrattive: il più alto campanile del Ticino con i suoi 65 m di altezza, il ponte di ferro che attraversa il fiume Isorno e che val la pena fotografare con un treno che lo percorre, e il Ponte Romano, a 1,5 km dalla stazione scendendo verso il torrente. Da Intragna partono numerosi sentieri escursionistici alla scoperta della valle.


Alle 11.07 risaliamo sul trenino e facciamo tappa a Re, affascinati dall’imponenza del santuario della Madonna del Sangue che ci era apparso all’improvviso dal finestrino nel tragitto di andata. La basilica sorge nel luogo dove, secondo la tradizione, un affresco raffigurante la Madonna del Latte fu colpito da una pietra e cominciò a sanguinare. Già da questo si capisce che siamo rientrati in Italia, noi in fondo siamo più sanguigni e viscerali.
Dopo un’oretta di sosta, alle 12.40, riprendiamo il nostro simpatico mezzo su rotaia e tiriamo dritto fino a Domodossola.
Anche Domodossola merita una visita, ma bisogna tornarci un sabato mattina per non perdersi il vivace mercato nella suggestiva ‘Piazza Mercato’ uno dei luoghi di scambio più antichi istituito su concessione dei vescovi-conti di Novara che dominavano la città prima dell’anno mille.
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