AUSTRALIA Le Vie dei Canti- di Bruce Chatwin
Il viaggio dello scrittore nel cuore dell’Australia a raccogliere le testimonianze degli aborigeni per tracciare una mappa delle Vie dei Canti. Secondo le antiche tradizioni ogni cosa esiste perché un ‘Antenato’ gli ha dato un nome e ogni luogo è tale perché è nella memoria di chi è stato li concepito e fa rivivere il racconto – ovvero il ‘Sogno’- trasmettendolo oralmente alle generazioni future. Miti e tradizioni che costituiscono un immenso patrimonio culturale che l’uomo bianco colonizzatore dell’Australia ha distrutto in nome del dio progresso.
AUSTRALIA In un paese bruciato dal sole – di Bill Bryson
Bill Bryson ci accompagna attraverso la mitica Australia e ogni occasione gli è buona per raccontarci aneddoti, storia e curiosità di questa terra lontana , dove tutto è distante da tutto. L’autore ci guida nelle città, descrivendoci Canberra come una capitale progettata a tavolino da americani che manco erano stati in Australia, di Darwin come una città ‘trascurata’, di Adelaide come una rievocazione d’altri tempi. Ci addentriamo con lui nel Red Outback, il desertico vuoto centrale, un ambiente che ‘ci vuole morti’ ma che ha, da sempre, attratto gli esploratori privi di adeguati mezzi. E appena fuori dal deserto, senza soluzione di continuità ci imbattiamo nell’ambiente più umido del continente, il Kakadu. Ci si i interroga sull’origine degli aborigeni, sul come possano essere arrivati fin lì, in quella terra isolata, riflettendo su quanto poco si sappia di loro e sul fatto che come solo in tempi recenti ci si interessi alla loro storia, proprio ora che stanno scomparendo. Il tutto accompagnato dalla coscienza che qui ci sono gli animali più pericolosi al mondo: coccodrilli che inghiottono umani, serpenti e meduse che annichiliscono in pochi istanti. E un leit motiv che sempre ci segue: il terrore di rimanere intrappolati ‘in the middle of nowhere’ senza cibo, acqua e irraggiungibili agli aiuti (del resto riporta che anche i cammelli sono morti di sete durante le esplorazioni ) con la malsana fissazione di essere costretti a bere la propria urina per sopravvivere.
CUBA Prima che sia notte – di Reinaldo Arenas
Un romanzo che ci mette davanti ad un’altra faccia della Isla Rebelde. L’autore-protagonista ci racconta la vita cubana negli anni immediatamente dopo la rivoluzione, tra lavoro forzato, annientamento di ogni libertà, falsi amici e veri amanti che si rivelano informatori dello Stato. Lui omosessuale, anti-castrista e per di più scrittore che ha trovato il modo di far pubblicare i suoi lavori fuori Cuba, viene perseguitato e incarcerato. Troverà la libertà solo fingendo di rinnegare la propria vita e se stesso e, riuscendo, alla fine, a lasciare l’isola.
GIAPPONE Né di Eva né di Adamo – di Amelie Nothomb
Con una scrittura diafana, l’autrice protagonista, di origine giapponese ma cresciuta in Belgio, racconta del suo ritorno in Giappone per conoscere le proprie radici e si trova catapultata in una società difficile e a lei incomprensibile con valori e regole distanti anni luce. Il racconto ripercorre la storia d’amore con con Rinri, un rapporto sbilanciano dall’amore di lui verso di lei e l’amore di lei verso il Giappone.
GIAPPONE Come petali nel vento – di Hika Harada
Nell’epoca dei blog, delle comunicazioni rapide via chat, dell’acquisto dell’IPhone di ultima generazione in una tecnologica Tokyo ci ritroviamo di fronte ancora concetti medievali del ruolo della donna nella famiglia tradizionale giapponese.
Una società che dà ancora per scontato che la donna dopo il matrimonio lasci il lavoro per dedicarsi al marito, ai figli e alla casa. Un’ancorata mentalità del subordine come atto dovuto, come contropartita di un marito che porta a casa il soldo. Donne convinte che sia giusto essere in secondo o terzo piano, in perenne servitù.
Un racconto in cui la scrittrice Hika Harada, attraverso le esperienze di una famiglia ‘allargata’ di tre generazioni, ci porta ad una presa di coscienza di una riconquista del proprio ‘io’ che avviene attraverso l’indipendenza economica. Perchè è proprio la dipendenza dallo stipendio del marito l’origine della ‘gabbia’ in cui le mogli si sono infilate. Dai consigli sulla tenuta della contabilità domestica, ai supporti psicologici che aiutano a mettere paletti nel rapporto col marito per riequilibrare il rapporto matrimoniale, al cercarsi un lavoro in età avanzata: non è mai troppo tardi per riportare al centro se stesse e riprendere in mano il proprio destino.
Una scrittura che parte leggera quasi superficiale ma che si trasforma in un racconto di conquiste e riscatti – a piccoli passi – da radicati vincoli sociali. La lezione che la libertà personale aiuta a distendere i rapporti e a trovare soluzioni agli ostacoli economici che possono condizionare scelte di vita.
INDIA La tigre bianca – di Aravind Adiga
Una storia che si sviluppa tra Mumbai e Delhi ma i luoghi sono relativi, qui è la mentalità indiana il filo conduttore. Il protagonista, figlio di un autista di risciò appartenente alle caste più basse, non si rassegna al suo destino miserabile di servo a vita sfruttato dal padrone e spennato dalla famiglia di origine non si fa scrupoli per ‘uscire dalla gabbia’ diventando imprenditore, ricco e potenzialmente libero. Un racconto che calca la mano sulla dualità della società indiana: le Tenebre, i poveri più poveri con la rassegnazione alla vita che risulta loro predestinata, e la Luce, fatta di agi conquistati con la corruzione se non, a volte, col sangue.
INDIA L’India l’elefante e me – di Giancarlo De Cataldo
Superata una prima parte da racconto da turista medio nell’India più turistica – il Rajastan – non troppo degno dello scrittore di Romanzo Criminale, il libro entra nell’anima dell’India vissuta. Dopo aver rispedito la famiglia in Italia, l’autore-protagonista nel sub-continente per le proprie ricerche professionali. Si sposta a Varanasi e la scrittura diventa più emozionante senza cadere nelle descrizioni sentimental-mistiche che il luogo richiama: ci si ritrova un senso lucido e un occhio laico nel cercare di capire l’incomprensibile India, senza quel misticismo e quella pretesa inflazionata di ritrovare sà stessi all’altro capo del mondo.
INDIA Shantaram – di Gregory David Roberts
Avvincente nelle sue 1200 pagine di vicissitudini. Un galeotto fuggito da una prigione australiana trova a Mumbai la sua nuova vita che passa da loschi traffici improvvisati a organizzazioni mafiose ben strutturate. E’ l’autore che si racconta, che ci mostra l’India più corrotta e violenta, ma riesce a passare per l’uomo dall’animo etico e caritatevole. Un fiume in piena di parole, molto fluido e scorrevole per buona parte del racconto, un po’ stagnante verso la fine quando se ne ha un po’ a basta degli eroismi del protagonista.
IRAN Leggere Lolita a Teheran – di Azar Nafisi
L’autrice, la professoressa Nafisi, proveniente da una famiglia ‘illuminata’ che le ha consentito di studiare in America, insegna letteratura inglese all’Università di Teheran. Durante gli anni della rivoluzione Komeinista, non trovandosi in accordo con i dettami del regime si allontana dall’insegnamento ma istituisce un piccolo circolo di letteratura a casa propria con alcune ex studentesse. La lettura dei grandi classici, da Lolita al Grande Gatsby, diventa un’occasione per riflettere sulle privazioni imposte dal regime islamico e il circolo diventa una sorta di evasione, di doppia vita che ci si crea per sfuggire e sopravvivere alle imposizioni. Come Lolita è derubata della sua infanzia anche le donne iraniane sono derubate della propria libertà della propria vita. La loro prigionia è purtroppo anche un punto di riferimento, come un rapporto morboso tra vittima e carceriere.
TIBET Scorciatoia per il Nirvana – di Dario Guidi
Ci presentiamo al cospetto della montagna sacra, il Kailash, il ‘prezioso gioiello delle nevi’ – nel meraviglioso Tibet. Con una scrittura scorrevole senza fronzoli di misticismo, a tratti sarcastica e non poco dissacrante, l’autore racconta del ‘kora’ attorno al Kailash, una tre-giorni di pellegrinaggio ai piedi del monte sacro. Non solo un cammino ma anche un percorso nelle tradizioni tibetane, fatto di devozione, di gesti e rituali sacri propri dell’affascinante popolo che abita il tetto del mondo. Ma anche una presa di distanza dall’oppressore cinese che, dopo aver distrutto e annientato un popolo dalla spiritualità profonda e con una propria forte identità, ne sta ricostruendo le bellezze architettoniche perché ci vede fonte di guadagno. E ancora domande sulla religione che arrivano da un approccio ‘agnostico pragmantico’ come lo definisce lo stesso autore, ma senza sottrarsi al confronto e alla messa in discussione dei propri preconcetti. Un libro da leggere prima di partire per avere un’idea di cosa aspettarsi, una lettura da divorare al ritorno a distanza di qualche tempo per riportare la memoria ad un meraviglioso viaggio e ad un’intensa esperienza.
IRLANDA DEL NORD Un giorno della mia vita di Bobby Sands
Un riflettore sugli anni 70-80, il periodo dei Troubles in Irlanda del Nord con testimonianze scritte di proprio pugno da Bobby Sands, uno degli attivisti simbolo della lotta contro il dominio britannico. Il libro è organizzato in tre parti: il racconto delle agghiaccianti condizioni dei detenuti nella famigerata prigione ‘Blocchi H’ a Long Kesh scarabocchiate dallo stesso Sands su pezzi di carta igienica nella propria cella, il diario del protagonista dei suoi ultimi giorni di vita durante lo sciopero della fame per sostenere la causa di liberazione e un excursus storico degli anni bui delle lotte per l’indipendenza tra il 1971 e il 1981 fatti di violenza, internamenti senza processi, bloody days, esplosioni e scioperi drastici. Una lettura che è ‘un pugno nello stomaco’ ma che si rivela indispensabile per entrare nella storia di un paese che ha vissuto una vera e propria guerra civile prima di trovare un – seppur molto delicato – equilibrio sociale. Almeno fino alla conclamazione della Brexit.
MYANMAR BIRMANIA FOOTBALL CLUB di Andrew Marshall
L’autore, verso la fine degli anni novanta, si prefigge di scoprire se le tradizioni delle numerose etnie birmane descritte nei ‘diari di sir J. George Scott’ – esploratore vittoriano e fotografo pioniere ai tempi del colonialismo britannico – fossero ancora in essere. Intraprende perciò viaggi avventurosi in ogni angolo del paese per studiare e conoscere dal vero la varietà di popolazioni che compongono il Myanmar. Con un filo conduttore: il calcio come introduzione inglese possa aver creato quel minimo di ‘identità nazionale’ che un paese come la Birmania ne sembrava un po’ privo. Certo, da inglese, ripercorre la storia coloniale con un’ottica un po’ di parte, come se il colonialismo britannico sia stato alla fine il male minore che potesse capitare alla Birmania. E forse non gli si può dare tutti i torti: una storia di re locali estremamente tiranni e temperamenti da cacciatori di teste e impalatori seriali hanno preparato il terreno al colpo di stato del generale Ne Win nel ‘62 e posto le basi per anni di sanguinosa dittatura che ne sono succeduti. Un dispotismo ben suffragato dal divide et impera delle realtà locali e dal supporto della produzione di droga come uno degli elementi di sviluppo del paese. La grande – e vera – “Lady di Ferro” Aung San Suu Kyi è riuscita per qualche anno a interrompere questa catena del male – con ben poco aiuto del resto del mondo che stava solo a guardare impaurito dal colosso cinese. Ma ora, con il nuovo colpo di stato dello febbraio 2021 il paese è di nuovo piombato nella dittatura a suon di sanguinose repressioni dei dissidenti, con il beneplacito cinese per la difesa degli interessi economici ben al di sopra dei diritti umani.