di Silvia Benaglia
Settembre 2018
La Transpirenaica è un percorso lungo circa 1000 km che parte dal Mediterraneo ed arriva all’oceano, percorrendo tutta la catena dei Pirenei sul versante spagnolo. Vi si svolge una gara ciclistica una volta all’anno, in genere a fine giugno, che impegna oltre 700 mountainbiker per 7 giorni. Per i comuni mortali il percorso è diviso in 17 tappe che non sono difficili tecnicamente (la maggior parte dello sterrato si svolge su strade con buon fondo), ma richiedono una buona preparazione atletica perché risultano fisicamente impegnative.
Non ricordo esattamente quando ho sentito parlare per la prima volta della Transpirenaica. Di sicuro non è stato un viaggio sognato a lungo. E’ probabile che abbia letto qualcosa sulla rivista del CAI e mi sia detta: “Perché no?” e abbia avviato la macchina organizzativa. Anche se in realtà non è che abbia organizzato molto, giusto i voli aerei (andata con Ryanair su Saragozza ritorno da Bilbao; in entrambi i casi i biglietti per noi erano sui 15€ a tratta e quelli delle bici sui 50). Non è stato possibile prenotare i pullman www.avanzabus.com che da Saragozza ci hanno portato ad Ainsa, paese nel cuore dei Pirenei da dove abbiamo iniziato la nostra avventura; purtroppo non avevamo abbastanza tempo per percorrere l’itinerario completo. Sia per il volo aereo che per i trasferimenti in pullman, le bici devono essere smontate e imballate. Il pullman che da Sabinanigo porta ad Ainsa è piccolo e può trasportare al massimo 4 bici. Sarebbe invece consigliabile prenotare il bus che da Irun porta a Bilbao www.alsa.com perché a Irun non c’è biglietteria e le macchinette funzionano male. Anche loro portano al massimo 4 bici con un supplemento di 10€ e le vogliono impacchettate. Noi ci siamo rivolti a questo ciclista www.cyclopebicis.com: non fornisce il servizio, ma ci ha tenuto da parte 3 scatoloni; inoltre vicino c’è un negozio cinese dove abbiamo comprato metri di preziosissima carta a bolle (questa è la parte meno ecologica di tutto il viaggio…).
Per quel che riguarda il resto della logistica, noi abbiamo scelto di pernottare in alberghi e B&B, il che ha ridotto di molto i nostri bagagli: oltre all’abbigliamento da giornata (pile, guscio della giacca, pantaloni in goretex in caso di pioggia) avevamo dietro un cambio completo, la beauty case, un pigiama, dei pantaloni lunghi extra da poter usare anche alla sera, un paio di sandali da trekking e dei pezzi di ricambio della bici (camere d’aria, filo del cambio, forcellino…). Consigliato un portapacchi con delle borse o il nuovo sistema di bike packing: lo zaino alla lunga può dare fastidio.
E’ però necessario tener presente che molti dei posti attraversati sono molto piccoli. Non sempre abbiamo trovato alloggi su Booking.com, spesso abbiamo dovuto chiamare posti trovati tramite google maps. La ricettività è molto limitata e talvolta abbiamo dovuto modificare le tappe in funzione di dove abbiamo trovato da dormire. Il cibo invece non è stato mai un problema, a patto di non essere troppo esigenti: molto spesso ci veniva servito senza chiederci di intolleranze o gusti alimentari (se fossi stata vegetariana, credo non sarebbe stato facile).
I TAPPA, DA AINSA A BUERBA
Essendo arrivati ad Ainsa all’ora di pranzo e avendo dovuto rimontare le bici, abbiamo iniziato a pedalare alle 15.30. Oggi quindi ci aspettava solo una mezza tappa: 24km e 700m di dislivello. In realtà la tappa doveva terminare a Nerin, ma quasi tutti i paesi attraversati sono molto piccoli e nei 2 alberghi di Nerin non c’era posto. Il tragitto di oggi è interamente su asfalto, dapprima su una strada abbastanza grande fino ad Escalona, poi su strade a traffico minore. Purtroppo la strada che attraversava il canyon Anisclo è interrotta per un cedimento in galleria. Se dal punto paesaggistico credo abbiamo perso qualcosa, da quello logistico credo abbiamo guadagnato facendo una strada meno ripida e più diretta.
Buerba è solo una manciata di case di pietra che danno un bel senso di unità, strette intorno a una piccola piazza. Questa sarà una delle costanti di questo viaggio: piccoli paesi che sembrano usciti da un presepe. Dormiamo a Casa Lisa http://www.casalisa.info/, in un edificio storico popolato da molti gatti e dove godiamo una buona cena sotto un bel cielo stellato.

II TAPPA, DA BUERBA A FISCAL
Oggi si inizia a fare sul serio: 59 km e 1400 m di dislivello.
Raggiungiamo Nerin con una salita che si rivela meno dura del previsto e da lì imbocchiamo una pista sterrata che ci porterà oltre i 2000 m d’altitudine. Il fondo è ottimo (d’estate ci salgono i pullman perché è estremamente panoramica sulle cime più alte dei Pirenei) e la salita mai troppo faticosa. La vista è davvero superba, sembra di essere nel Gran Canyon, anche se alcune nuvole avvolgono le vette più alte. Dopo un lungo tratto in quota, inizia una veloce discesa che termina nei pressi di un bel ponte sul Rio Ara. Il fiume si allarga in invitanti pozze. Mancano 20 km di asfalto in discesa, il grosso è fatto e ci fermiamo a crogiolarci al sole con i piedi nell’acqua fresca.
A Fiscal dormiamo al camping Ribera dell’Ara www.riberadelara.com : l’abbiamo scelto per la comodità di prenotare su booking.com; i bungalow sono essenziali con letti scomodissimi e anche se vengono consegnati forniti di lenzuola e asciugamani, non mi sento di consigliarlo.

III TAPPA; DA FISCAL A SENEGUE
La tappa di oggi (51 km e 1400 m di dislivello) ci ha preso un po’ in giro. La relazione diceva “lunga salita di 24 km e 900 m di dislivello”. “Va be’ – pensiamo – ieri abbiamo fatto lo stesso dislivello in 12 km. Sarà meno ripida” In realtà traccia in nostro possesso (quella giusta è questa https://it.wikiloc.com/percorsi-mountain-bike/transpirenaica-en-btt-llanca-hondarribia-2012-3072459 ) e descrizione non coincidevano e ci troviamo a fare 500 m di dislivello in 8 km su fondo sconnesso, il che ci fa perdere un sacco di tempo e un sacco di energie. Quando poi torniamo sulla strada giusta le cose migliorano: pendenze più abbordabili e salite pedalabili. C’è solo il fango che ci crea qualche difficoltà, ma comunque arriviamo all’altopiano Pena Oturia. Oggi le forme delle montagne sono più arrotondate e il paesaggio più bucolico con molte mucche al pascolo. Sfioriamo l’eremo di Santa Orosia e affrontiamo l’ultima salita prima di iniziare una lunga discesa su crinali molto panoramici. Purtroppo uno di noi solleva un sasso che gli rompe il forcellino e la catena. La riparazione richiede molto tempo, ma poi la bici viene messa in condizioni di raggiungere l’albergo dove arriviamo al tramonto.
All’hotel Casbas http://hotelcasbas.es/ l’accoglienza è ottima. Tutti si danno da fare perché la bici venga riparata di modo da poter proseguire l’indomani: chi chiama il ciclista (per fortuna in Spagna è tutto ritardato e ne troviamo uno che è aperto fino alle 20.30), chi ci mette l’auto, chi fa da autista. Davvero una cosa sorprendente. Forse la verità è che non siamo più abituati alla gentilezza. Anche la cena è ottima.

IV TAPPA, DA SENEGUE A ARAGUES DEL PUERTO (59 km e 1600 m di dislivello)
La cosa che più mi ha sorpreso dei Pirenei è il continuo variare dei paesaggi. Oggi a dominare nella prima parte sono i boschi. C’è stato un momento in cui ovunque guardassi, ero circondata solo dal verde scuro dei boschi di conifere. Una bellissima sensazione di immensità e solitudine.
Nella seconda parte della tappa invece abbiamo dovuto valicare 3 piccoli colli su asfalto e le 3 valli erano una diversa dall’altra. In particolare quella di Aisa era dominata da un massiccio dalle forme dolomitiche.
Arriviamo ad Aragues del Puerto come sempre verso sera, stanchi e sporchi. Il paese è la solita manciata di case. Avevamo prenotato da Borda Miguel (non ha sito), ma quando ci presentiamo, la proprietaria dice che non aveva la nostra prenotazione e che non aveva camere per noi. Avrebbe voluto che andassimo fino al paese dopo, ma la stanchezza era davvero tanta. Mentre guardavamo sui cellulari alla ricerca di una soluzione, lei cambia idea e ci assegna una stanza molto piccola e spartana che però per me è andata benissimo.

V TAPPA, DA ARAGUES DEL PUERTO A ISABA
La tappa di oggi era descritta come molto impegnativa, nonostante sulla carta non sembrasse: 56 km e 1000 m di dislivello. Decidiamo comunque di semplificarla, tagliando via la prima parte che pare si svolgesse su sentieri poco ciclabili. Raggiungiamo quindi Echo su asfalto: 16 km che ci richiedono 45 minuti; davvero non sarei stata in grado di farli la sera precedente. Da qui inizia una salita facile su asfalto a cui segue una discesa tecnica su sentiero fino ad Anso. Qui inizia la parte bella di oggi: la risalita della valle dell’Anso. Una salita dolce, accompagnati dal fiume, sotto falesie calcaree che ricordano quelle di Finale Ligure fino ad arrivare al bivio per Zuriza dove la valle si apre in verdi pascoli. Un ultimo sforzo in salita e raggiungiamo la Cima Coppi di oggi dove passiamo in Navarra. La discesa ancora una volta è su sentiero scomodo; consiglio di fare l’asfalto, anche se più lungo credo sia più veloce e meno faticoso. Un ultimo tratto sterrato ci deposita a Isaba dove pernottiamo all’appartamento Onki Xin https://onkixin.com/ , comodo e super accessoriato e dove la gentilezza della proprietaria ancora una volta fa la differenza.

VI TAPPA, DA ISABA A BURGUETE
Questa era la tappa che più di tutte mi faceva paura: 78 km e 1600 m di dislivello. In realtà non è andata poi così male perché le salite non erano mai troppo dure e gli sterrati erano veloci e comodi. Il pezzo forte di oggi è stato l’attraversamento della selva di Irati, un bosco di latifoglie che in autunno deve dare il meglio di sé ma che già così è molto suggestivo. Per un lungo tratto poi si costeggia un lago che pare giocare a nascondino tra i tronchi e mi dava la sensazione di pedalare quasi sospesa.
In teoria la tappa doveva finire a Roncisvalle che era un posto su cui nutrivo grandi aspettative. In realtà è stata una grande delusione: 2 alberghi e un grosso monastero abbastanza brutto, un sacco di gente sul cammino di Santiago e scarsa disponibilità di posti letto; se è così a settembre, in luglio e agosto deve essere molto simile a in girone dantesco. Attaccandoci al telefono abbiamo trovato posto a Burguete che dista da Roncisvalle 2,5 km. So che possono non sembrare molti, ma l’idea di farmeli il giorno dopo in salita non mi arrideva molto, ma non c’era alternativa e quindi… Burguete è molto più carina di Roncisvalle: case bianche, una chiesa romanica e dell’acqua che scorre a lato strada.

VII TAPPA, DA BURGUETE A ETXALAR (72km, 1700m di dislivello)
Le ultime 2 tappe si riveleranno le più dure. Non so se ormai la stanchezza si faceva sentire prepotente, ma le salite mi sembravano quasi tutte troppo ripide per essere pedalate. La relazione diceva: “9,5 km e 620 m di dislivello” e io pensavo: “6% di media, si fa.” Invece ci trovavamo 500 m in 4 km, poi la strada spianava. Inoltre le quote erano più basse e il caldo di sicuro non ci semplificava le cose. Il panorama però era ancora diverso e questo ci aiutava a contrastare la fatica. Oggi sembrava di stare in Inghilterra, con piccoli cottage bianchi, prati di erica e pecore e cavalli al pascolo. Al termine della terza salita poi abbiamo anche visto per la prima volta l’oceano che finalmente iniziava a sembrarci un po’ meno un miraggio e un po’ più a portata di mano.
A Etxalar abbiamo dormito presso la casa rural Tompalenea https://www.tompalenea.com/ gestita da un ex contrabbandiere che ci ha raccontato la sua storia. E’ stato uno dei pochi momenti di condivisione perché in questo viaggio abbiamo davvero incontrato poca gente. Abbiamo cenato presso un Asador a base di ottima carne; le porzioni erano davvero abbondanti e purtroppo non siamo riusciti a finire tutto.

VIII TAPPA, DA ETXALAR A HONDARRIBIA
Ultima tappa (41km e 800m di dislivello) e per me la meno bella. Le salite erano davvero dure e l’impressione che ho avuto io è che siano state fatte apposta per mantenere la difficoltà uguale a quelle delle tappe precedenti. Per esempio, al termine della seconda io ho deciso di seguire il cartello dei percorsi di MTB mentre i miei compagni di viaggio hanno proseguito lungo la traccia gps. Io ho percorso sterrati semplici e con poco dislivello, loro si sono trovati su un sentiero poco ciclabile e hanno dovuto fare un’ultima salita su asfalto. Comunque alla fine ad Hondarribia ci siamo arrivati. Siamo andati subito in spiaggia a guardare l’oceano che a causa del tempo uggioso, sembrava una lastra d’acciaio in continuo movimento. E’ difficile descrivere el emozioni di quel momento. Di sicuro ero felice per avercela fatta, ma anche triste per la fine di una grande avventura. Mai come questa volta ha contato il viaggio e non la meta.
Abbiamo pernottato all’hotel Saragozza, in un edificio storico con bagno in comune e arredi spartani, ma una bellissima vista sul porto. E abbiamo cenato in uno dei ristoranti sulla via principale mentre cresceva già la voglia di fare l’altra metà, la tratta sud, per portare davvero a compimento questa grande, bellissima traversata.

GALLERY
Ciao silvia, grazie per la recensione è una incredibile fonte di ispirazione, vorrei solo chiedere quale sia lo stato delle strade, secondo to è possibile affrontare le tappe con una bici GRAVEL anzichè MTB?
Grazie!
Ciao Damiano!
La maggior parte dello sterrato si svolge su strade dall’ottimo fondo; i sentieri veri e propri non sono molti e in genere sono evitabili. Per cui se uno mette in conto di spingere un po’ la bici, direi che si può fare anche con una gravel.
Grazie mille! Quando dici di spingere la bici intendi perchè ci sono dei tratti non pedalabili a causa del terreno ”accidentato” oppure per una questione di pendenza?
Entrambe le cose. È accidentato x es il tratto che scende a Isaba (difficile anche con una mtb; evitabile su asfalto) e la discesa su Anso (credo evitabile pure quella), mentre ricordo come ripida la prima salita dopo Roncisvalle.
Ciao Silvia, complimenti per il tuo viaggio. Sto iniziando a raccogliere info perchè vorrei anch’io fare la traversata dal Mediterraneo all’Atlantico lungo i Pirenei. Potresti darmi ulteriori info ed eventuali contatti per tracce gps?
Grazie
Ciao Paolo! Tieni presente che io ho fatto solo la metà Nord dell’itinerario… però se vuoi la mia traccia GPS contattami su Facebook 🙂
ciao,sono Raffaele da Verona
Ho letto il tuo racconto pirenaico,molto bello.
Il prossimo anno spero poter fare questa traversata.La traccia gps l’hai trovata o “costruita”da sola ?
Se puoi inviarmela intanto che mi studio il percorso,
grazie e di nuovo complimenti per l’avventura
Ciao Raffaele, ti ringrazio da parte di Silvia, la protagonista dell’avventura e scrittrice dell’articolo. La traccia che loro hanno seguito è quella che ha indicato nella III tappa, che ti riporto
https://it.wikiloc.com/percorsi-mountain-bike/transpirenaica-en-btt-llanca-hondarribia-2012-3072459
Se hai bisogno di altro..siamo qui! Di questi tempi non ci resta che studiare viaggi futuri e sognare un po’! Buone Feste