di Francesca Orioli
Agosto 2019
Testimoni di una storia antichissima che torna indietro fino all’età del Ferro e del Bronzo, le isole Aran sprigionano ancora oggi un fascino primitivo. Sono tre – Inis Oirr, Inis Meain e Inis Mor – questi i loro nomi in gaelico, dalla più piccola di 8 km2 alla più grande di 42 km2.
Geologicamente sono un tavolato calcareo, una propaggine del Burren, l’entroterra irlandese che gli sta di fronte: lastre di roccia grigia dalle cui crepe e fessure spunta l’erba, prezioso foraggio per pecore, mucche ed asini.
Abitate sin dai tempi remoti, i celti e i loro antenati hanno qui lasciato un patrimonio archeologico inestimabile per comprendere le origini delle civiltà antiche.
Le isole si raggiungono in traghetto da Doolin e da Galway-Rossaveel, oppure con volo aereo dal Connemara Airport (Galway).
Il mezzo più impiegato per visitarle è la bicicletta – i rent-a-bike sono proprio al porto, la più piccola, Inis Oirr, si può visitare anche a piedi. Per i più romantici il calesse può essere un’opzione, ho visto circolare anche un simpatico trenino trainato da un trattore.
Ecco qualche idea basata sull’esperienza diretta per l’esplorazione delle isole: noi ci siamo limitati a Inis Oir e Inis Mor, tralasciando, come la maggior parte dei turisti, Inis Meain per il solito fattore tempo. Come base di partenza noi abbiamo optato per Doolin, visto che è anche la cittadina di riferimento per la visita alle Cliffs of Moher. Da qui le compagnie di traghetti sono la Doolin2aranferries (doolin2aranferries.com) e la O’Brien Line Ferries (doolinferry.com), entrambe fanno servizio da/per/tra le tre isole e propongono gite combinate con le Cliffs of Moher.
INIS OIRR (Inisheer)
Il primo giorno abbiamo scelto proprio quest’ultima opzione: visita in giornata a Inis Oirr e rientro con navigazione lungo le Cliffs per ammirarne tutta la loro monumentalità anche dal mare: traghetto Doolin2Aran delle ore 10 e ritorno alle 16.45 con circa mezz’ora di fiancheggiamento alle scogliere.

Il traghetto impiega 30 minuti per raggiungere Inis Oirr e in circa 6 ore abbiamo visitato i principali punti dell’isola a piedi. Un pugno di case sono concentrate attorno al porto, tutto il resto è un reticolo di muretti a secco messi in piedi con le rocce calcaree del terreno a delimitare proprietà per far pascolare a maggese l’unico asino della famiglia. Le Aran sono famosissime in tutta l’Irlanda per la preziosa lana da cui si ricavano i famosi maglioni, ma io di pecore sinceramente ne ho viste proprio poche – poche ma cotonatissime!
Muniti di cartina fornita dai gestori del traghetto e con l’aiuto delle mappe offline di maps.me (e a volte passando per i recinti!), dal porto ci siamo avventurati tra le viuzze e i muretti per visitare i principali punti di interesse:
- le rovine della chiesa di Cill Ghobnait, risalente al IX secolo;
Le rovine di Cill Ghobnait - il pozzo sacro di San Enda, il patrono delle isole Aran (Tobar Einne) una sorgente attorno alla quale si compie il rito dell’anguilla, ovvero i fedeli ci girano intorno sette volte e se nel mentre compare l’atteso animale, il fortunato acquisirà doti miracolanti;
- il faro;
- il relitto del Plassy, un mercantile naufragato l’8 marzo del 1960 carico di whisky (che non fu mai ritrovato – i passeggeri furono tutti tratti in salvo). Molto gradevole la camminata dal faro al Plassy, avvicinarsi pian piano e vedere emergere la carcassa ferita tra i sassi ha un suo fascino;
Il relitto del Plassy - le rovine della chiesetta Teampall Chaoimhain del X secolo, affossata all’interno del cimitero ancora in uso, su una collinetta vista oceano;
Teampall Chaoimhain - O’Brien Castle, una fortezza costruita sui resti di un forte del I secolo d.C. Vale la pena salire verso una torre di avvistamento poco più in alto per includere la vista del castello in una magnifica prospettiva;
O Brien Castle - le rovine di Cnoc Rathnai, un tumulo funerario dell’età del Bronzo
Dopo cotanto tuffo nella natura e nella storia è’ d’obbligo rinfrancarsi con una gustosa cheesecake al Baileys fatta in casa e servita nei baretti-abitazioni lungo la strada verso il porto.
Infine, meritata navigazione alle Cliffs of Moher, un vero portento della natura. Se camminarci sopra è un must per chi mette piede in Irlanda, la vista dal mare accresce la sensazione di immensità: appaiono come un gigantesco muro sul quale brulicano piccolissime formichine a forma di umano.
INIS MOR (Inishmore)
Il giorno successivo partiamo alla volta di Inis Mor, la più grande e la più distante da Doolin (1,2 ore di navigazione) ma più vicina a Galway. Per le sue dimensioni è molto utile noleggiare la bici ed è fortemente consigliato pernottare sull’isola per poter vedere tutte i siti storici e godersi la natura.
In sella alla bici (vari noleggi al porto con una quantità spropositata di mezzi – prezzo con ‘overnight option‘15 euro – prezzi 2019) e, sempre con cartina e maps.me andiamo in esplorazione. Queste le tappe da non perdere:
- Black Fort (Dun Duchathair) i resti di una struttura ad alveare di epoca paleocristiana in pietra calcarea scura; formidabile la scogliera su cui è posto, che forma due anfiteatri frustati dal mare. Si lascia la bici a circa 1km e si cammina sul burren per raggiungerlo;
Black Fort Scogliera nei pressi del Black Fort - Teampall Bheanain, forse un piccolo luogo di eremitaggio, questa piccolissima chiesa dell’XI secolo in cima ad una collina gode di una splendida vista;
- Teaghlach Ende, le rovine della chiesa di San Elda all’interno di un cimitero ancora in uso;
- Dun Aonghasa (Dun Aengus), considerato il pezzo da 90 dei siti archeologici delle Aran, è l’unica visita a pagamento (5 euro prezzo 2019). Il forte sembra risalire all’Età del Bronzo, è costituito da cerchi concentrici di mura che formavano presumibilmente un ovale o una gigantesca D a precipizio sulle scogliere. Si lasciano le bici al visitor center e si cammina su per la collina per circa 700 m.
Dun Aonghasa - Dun Eoghanachta un forte circolare dal diametro di circa 30 metri risalente all’Età del Ferro;
- Na Seacht d’Teampall, ovvero le sette chiese, un agglomerato di rovine di edifici religiosi attorniato da un cimitero;
Le sette chiese - Wormhole, la ‘tana del verme’ un’impressionante vasca rettangolare forgiata dalla violenza delle onde e circondata da una superficie quasi lunare con rocce bucate nelle quali si ferma l’acqua dell’oceano. L’indicazione dalla strada è molto mimetizzata, meglio seguire le indicazione del Walker Lodge, poi i segni rossi sulle rocce;
Wormhole Intorno al Wormhole - Dun Eochla, un forte circolare circondato da una vista spettacolare.
Dun Eochla
Le strade sono perlopiù asfaltate, quando ci si avvicina ai siti l’asfalto lascia lo spazio ai ciotoli e quindi conviene scendere e proseguire a piedi.
Pernottamento: Ard Mhuiris, camera spaziosa, pulizia ottima, colazione full irish super. Cena: Ti Joo Watty’s.buona la cena bello l’ambiente con musica dal vivo
Il meteo qui alle Aran come in tutta l’Irlanda è una variabile persistente e invadente, e le condizioni di mare grosso influenzano necessariamente i programmi. A noi è capitata la cancellazione dei traghetti per tre giorni di seguito e anche il ritorno da Inis Mor è stato complicato in quanto la nostra compagnia (doolin2aran) ha cancellato la corsa, abbiamo presto la O’Brien che ci ha fermato a Inis Oirr per poi ripartire due ore più tardi: il viaggio è stato un tagadà sulle onde per tutto il tempo, roba per stomaci forti e sangue freddo. C’è da dire che mentre la barca ‘Star’ che fa la tratta Doolin-Inis Oirr è ben equipaggiata (ma balla comunque e di vittime con sacchetto ce ne sono state!) la ‘Happy Hooker’ che fa la spola Doolin-Inis Mor sembra un vecchio peschereccio e non è proprio rassicurante, forse opterei per l’altra compagnia.
Con tutte le difficoltà e gli imprevisti marini da mettere in conto, la visita alle Aran è stata una delle esperienze top in Irlanda: il loro essere ‘isole di un’isola’ ha portato ad un isolamento al quadrato. Inevitabile chiedersi di cosa vivano i pochi abitanti. Sicuramente molti sono dediti al turismo: noleggi bici, pullmini, carrozze, torte fatte in casa, maglioni fatti a mano. La vita deve essere parecchio dura da queste parti. Ma passarci qualche giorno è un’esperienza anacronistica imperdibile che lascerà il segno.
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