di Francesca Orioli
Agosto 2016
Mancava ancora qualche tappa a Hiroshima quando incontrammo una coppia di italiani con la quale scambiammo qualche impressione del viaggio. Con una leggerezza quasi convincente ci dissero ‘ma si, a Hiroshima basta qualche ora, non fermatevi molto, non c’è niente da vedere’.
Come possano essere passati indenni quei due lì a quel tir emotivo che è Hiroshima e liquidare in quel modo una meta tanto sconcertante quanto catalizzante, non saprei proprio spiegarmelo. A noi Hiroshima ha toccato nel profondo e non riesco ad immaginare come possa essere diversamente.
Fulcro spirituale della cittadina è il ‘Parco della Pace’ simbolo della devastazione che ha colpito il Giappone e sconvolto il mondo intero. Qui si trova l’ A-bombing Dom, lo scheletro dell’edificio sventrato dalla bomba che sbatte in faccia l’assurdità umana.
Un inchino e forse anche un segno della croce vengono spontanei davanti al cenotafio delle vittime, la commozione pulsa forte di fronte a questa struttura ad arco che protegge le anime dei defunti. Come a congiungere in linea retta questi due emblemi di morte, una fiamma perpetua arde al centro del parco: si dice che verrà spenta solo quando verranno distrutte tutte le armi del pianeta. Dal silenzio assordante che aleggia in tutto il parco si sprigiona un senso di speranza, di vitalità e voglia di ricostruire.
Nessuna commiserazione, ma commemorazione dei ricordi del passato per immaginare un futuro migliore e più consapevole. A pochi passi la fontana che rappresenta l’orario del lancio della bomba, le 8,15 del mattino di uno dei giorni più neri della storia contemporanea. La linea retta si conclude con il Memoriale che riprende tutti i nomi delle vittime e con il Museo nel quale sono esposti oggetti delle vittime e nel quale vengono raccontate le loro storie. E c’è anche lei, la bomba, il Little Boy, 3 metri di supposta nera che ha sprigionato solo un ottavo della sua forza distruttrice. Immagini di pelle ustionata dalla forza radioattiva, un video che mostra come tutto è diventato bianco per il calore, lasciando le orme di ciò che in un qualche modo era riparato rispetto alla forza malvagia. Oggetti rinvenuti nelle macerie, orologi che si sono fermati all’istante dell’esplosione. Un pugno nello stomaco, tutto narrato con semplicità e schiettezza, con tutti i particolari scientifici della contaminazione delle cellule e gli effetti in tempi successivi.
Il percorso si conclude con la tenacia dei vecchietti-volontari che insegnano a fare origami, in memoria delle piccola Sadako, una bambina affetta da leucemia provocata dalle radiazioni del mostro sganciato dall’Enola Gay che si ripromise di fare 1000 origami per realizzare il suo desiderio di guarigione. Purtroppo la piccola non potè concludere la sua missione ma altri bambini proseguirono la sua volontà dando vita ad un commovente monumento nel parco, il Monumento alla Pace dei Bambini: cordoni pendenti di origami e disegni circondano una piccola cupola che racchiude la campana della pace che i bambini sono invitati a suonare.
Hiroshima è un luogo estremamente toccante, che racconta la sua storia ma lascia un messaggio di pace e di speranza. Qui gli abitanti sembrano ‘meno giapponesi’ che altrove: il ‘buco’ nelle loro tradizioni ha dato spazio all’influsso occidentale. Un luogo che rimane incollato al cuore, ancora più di altri, a cui dedicare tutto il tempo necessario per interiorizzare e metabolizzare le emozioni che sprigiona. Non un semplice ‘non ragioniam di lor, ma guarda e passa’ perché l’inferno non scenda più sulla terra.
Informazioni su orari e come arrivare sul sito: http://hpmmuseum.jp/?lang=eng. Nella sezione visiting/leaflets è possibile scaricare il volantino con le info anche in italiano.

NELLE VICINANZE
Per alleggerire l’anima e far decantare i pensieri merita una visita l’incantevole giardino giapponese Shukkei-en, il castello ricostruito e la meravigliosa isola di Mijiyama.
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