LA FERRARA DEI FINZI-CONTINI

di Francesca Orioli
dicembre 2018

Percorsi in una Ferrara meno conosciuta,  guidati dalle vicende del celebre romanzo di Giorgio Bassani

Il giardino dei Finzi-Contini non esiste e non è mai esistito. Non è stata una bella scoperta. Da ragazzina l’ho sempre identificato con il Parco Massari, quel bel giardino pubblico quasi di fronte al Palazzo dei Diamanti, dove gli studenti andavano a bigiare la scuola. Il ‘Giardino’ lo si identifica generalmente con un’ampia area nella parte nord della città oggi diventata residenziale e in parte trasformata nel parco urbano a cui è stato dato il nome di ‘Parco Giorgio Bassani’. La teoria che l’autore possa essersi ispirato ad un parco in provincia di Latina non la voglio neanche sentire.

A quarant’anni suonati, lontana dalle lande ferraresi da diciotto, riprendo il romanzo, facendomi trascinare nei luoghi veri o immaginati della bella Ferrara, guardata sempre con quel misto di sufficienza e distrazione come da chi ha sempre avuto quelle bellezze davanti agli occhi e le dà per scontate.

Comincio dal Cimitero Ebraico, proprio come nel libro. ‘La tomba era grande, massiccia, davvero imponente: una specie di tempio tra l’antico e l’orientale, come se ne vedeva nelle scenografia dell’Aida o del Nabucco in voga nei nostri teatri d’opera fino a pochi anni fa.

Il portone del cimitero ebraico in Via Vigne

Un immenso cancello in fondo a Via delle Vigne. Per accedervi bisogna suonare al portoncino del custode, appena sulla destra. Orari: dalle 9.00 alle 16.30 inverno/18 estate.

Gli uomini entrano con il capo coperto, basta un cappuccio, un berrettino, le donne sono già perfette così. Il cimitero ha l’aria un po’ abbandonata, tombe monumentali subito sulla sinistra, lapidi a terra di fronte e sulla destra dove i cognomi Finzi e Contini sono ricorrenti, spesso associati ad altri cognomi ma mai assieme tra loro. Accanto ai Deutsch, ai Tedeschi e via discorrendo. Camminando lungo un vialetto a destra si giunge alla camera mortuaria, dall’architettura paradossalmente quasi fascista. Lì dietro si apre un’altra ala del camposanto, molto estesa e racchiusa dalle mura della città. Lapidi fitte fitte, altre sparse, molte con il sasso sopra come da tradizione ebraica. Perdendosi verso sinistra si giunge alla tomba della famiglia Magrini, che pare siano i Finzi-Contini della vita reale. Lo stesso Bassani ne ha ammesso l’ispirazione, tranne per il personaggio di Micol, la sua creazione originale. E infine, in fondo tutto ad est, l’ultimo monumento funebre, quello che commemora lo scrittore, disegnato da Arnaldo Pomodoro.

La tomba di Giorgio Bassani disegnata da Arnaldo Pomodoro

‘Siamo come si sa, proprio nel cuore di quella parte nord della città che fu aggiunta durante il Rinascimento all’angusto borgo medievale, e che appunto per ciò si chiama Addizione Erculea. Ampio: diritto come una spada dal Castello alla Mura degli Angeli’.

E una passeggiata quindi per tutto il Corso Ercole I d’Este è come minimo doverosa. Partiamo appunto dal castello, ci intrufoliamo subito sulla sinistra al civico n.1 per sbirciare il bel cortile interno dell’ex Palazzo della Borsa con il suo pavimento veneziano del 1600 e la copertura in vetro che fa un po’ stile parigino. Proseguiamo la passeggiata su questo che è l’asse portante dell’Addizione Erculea (la nuova città rinascimentale aggiunta al tortuoso centro medievale  per volere di Ercole I d’Este sotto la direzione lavori dell’architetto Biagio Rossetti) che, ancora oggi, come volle il duca estense, mantiene una connotazione residenziale e non commerciale. Arriviamo fino all’incrocio con l’altro asse della città rinascimentale, il Quadrivio degli Angeli, su cui si affacciano tre nobili palazzi: Palazzo Prosperi-Sacrati (il più antico, fu completato nel 1514), Palazzo Turchi di Bagno (che oggi ospita l’Orto Botanico) e il celebre Palazzo dei Diamanti.

Palazzo Prosperi Sacrati

Proseguiamo ancora diritti e arriviamo, dopo aver percorso 1,3 km, alla Porta degli Angeli. La struttura nasce come torre di avvistamento e fu costruita nel cinquecento, venne poi affiancata la casetta del corpo di guardia collegata al rivellino nel quale si teneva l’artiglieria pesante. Nel corso dei secoli la porta cambiò più volte destinazione d’uso: da magazzino, a deposito del fieno e poi macello, forse da qui deriva il fatto che è comunemente conosciuta dai ferraresi come ‘la casa del boia’. Che con gli angeli stride un po’.

La Porta degli Angeli – o ‘casa del boia’

‘Era vero, o no, che io e tutti gli altri, con lettere firmate dal vice-presidente e segretario del Circolo del Tennis Eleonora d’Este, marchese Barbicinti, eravamo stati dimessi in blocco dal club: cacciati via, insomma?”

E quindi esiste o è esistito il Circolo del Tennis? Certo, è il Tennis Club Marfisa d’Este, inaugurato nel 1930 che contava tra gli iscritti proprio Giorgio Bassani e Michelangelo Antonioni. E’ incastonato tra due edifici storici: Palazzina Marfisa d’Este e Palazzo Bonacossi.

Palazzina Marfisa d’Este

La prima è la tipica residenza signorile estense; fu eretta a metà cinquecento e oggi è sede museale con stanze decorate a grottesche e arredi d’epoca. Si trova su Corso Giovecca, nei pressi della Prospettiva, citata anche nel romanzo, un arco trionfale settecentesco che si inseriva in una delle vie cardine dell’Addizione Erculea ‘camminavamo laggiù, dalle parti della Prospettiva, oltre la quale il buio della campagna appariva fitto, una specie di muraglia nera.

Palazzo Bonacossi

Palazzo Bonacossi, fu fatto edificare a nel 1468 da Borso d’Este per un tal Diotisalvi Neroni, un esule fiorentino. Dalla facciata semplice in mattoni rossi si erge un’eccentrica torre merlata che fa un po’ castello. Anche palazzo Bonacossi è oggi sede museale, si trova in via Cisterna del Follo così denominata per via delle cisterne per il lavaggio e la follatura della lana qui presenti nel 500. E in questa via, al civico n. 1, abitava Giorgio Bassani, prima dell’imprigionamento nel 1943. Ad oggi la casa è privata e non visitabile.

 

‘..che almeno due volte all’anno, a Pasqua e al Kippur, ci presentassimo coi nostri rispettivi genitori e parenti stretti davanti a un certo portone di Via Mazzini..’

Via Mazzini è la principale arteria del ghetto ebraico: una visita a Ferrara, sia sulle orme dei Finzi-Contini che non, non può prescindere da questa zona.

Per le vie del ghetto

Qui si insediò una delle più antiche comunità ebraiche d’Italia. In Piazza Trento Trieste all’imbocco con via Mazzini, una targa ricorda l’istituzione del ghetto, qui si trovava uno dei cancelli di chiusura del quartiere che dal 1627 fino all’unità d’Italia isolava gli ebrei dal resto dei cittadini. La sinagoga si trova al civico n. 95, da alcuni anni è chiusa per restauri. Oggi è possibile solo la vista delle lapidi esterne a ricordo delle deportazioni nazi-fasciste. Istituita nel 1495 grazie alla donazione di un ricco banchiere romano, da allora l’edificio è stato il punto di riferimento della comunità. Al suo interno si trovano il Tempio Tedesco e il Tempio Italiano. Tutt’intorno a Via Mazzini si estendeva il resto del ghetto: Via Vignatagliata, Via Vittoria, Piazzetta Lampronti.

La sinagoga

‘Usciti dalla fiaschetteria, avevamo attraversato il Listone semideserto, risalito San Romano, per ritrovarci infine a camminare senza una meta precisa in Via delle Volte. Priva di marciapiedi, il ciottolato pieno di buche, la strada appariva anche più buia del solito. Mentre avanzavamo quasi a tentoni, e con l’unico aiuto, per dirigerci, della luce che usciva dai portoncini socchiusi dai bordelli, Malnate aveva attaccato come d’abitudine qualche strofa del Porta’

 

Via delle Volte

Via delle Volte è un must per ogni visita a Ferrara, sicuramente la via più bella e suggestiva, incastrata in un dedalo di viuzze nella parte medievale della città caratterizzata da una fuga di archi e passaggi sospesi che le conferiscono una particolarità tutta unica. I camminamenti aerei consentivano il passaggio dei commercianti per lo spostamento delle merci dalle botteghe che si trovavano lungo il fiume Po, che qui passava prima della deviazione del 1152. Ma il Giampi Malnate la sapeva lunga: qui si trovavano i bordelli della città. E comunque, anche dopo la legge Merlin, via delle Volte rimase, fino agli anni ’80, luogo di concentrazione della prostituzione. Oggi è una via di localini, ristorantini tipici e stanno nascendo anche piccole botteghe di artigianato artistico. Come arrivarci ce lo dice anche Bassani: da Piazza Trento Trieste (il Listone) prendete via San Romano, la via dei negozi, per 300 metri, poi a sinistra.

Via delle Volte

E dopo la serata al bordello in cui tutto si svolse molto rapidamente’, il protagonista e il Giampi passeggiano scambiandosi confidenze e consigli su quella gattamorta di Micol ‘intanto eravamo sbucati nella piazzetta davanti alla chiesa di Santa Maria in Vado. Andiamoci anche noi.

Santa Maria in Vado

La chiesa è un piccolo gioiello: dell’antico impianto dell’anno mille resta ben poco se non la cappella dove avvenne il miracolo del Preziosissimo Sangue. Il giorno di Pasqua del 1171 il priore Pietro da Verona, forse, si narra, in preda a dubbio sulla propria fede, spezzò l’ostia e da questa uscì il sangue che macchiò le pareti dell’abside della cappella in cui si stava officiando la cerimonia. Da allora la chiesa divenne meta di pellegrinaggi e a fine quattrocento il duca Ercole I diede ordine all’ ‘inzegnere ducale’, Biagio Rossetti, di ingrandire e rimodernare la chiesa. La visita degli interni merita anche per la presenza di tele e affreschi di Carlo Bonomi, pittore della scuola ferrarese del tardo cinquecento-inizi seicento.

Nell’epilogo Bassani ricorda le sorti della famiglia: un po’ dei Magrini e un po’ sue: Alberto morì di linfogranuloma nel 1942 gli altri, nel settembre del ’43, furono presi dai repubblichini. Dopo una breve permanenza nelle carceri di Via Piangipane, nel novembre successivo furono avviati nel campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi, e di qui, in seguito, in Germania.’

E proprio nelle carceri, attive fino al 1992, oggi sorge il MEIS, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, un luogo per approfondire storia e tradizioni della cultura ebraica, la sua diffusione in Italia, con oggetti reali e percorsi multimediali e interattivi. Un po’ di parte ma interessante, e lo sarà sicuramente di più una volta completato.

il MEIS

Ma non si campa con la sola cultura. Quando Ermanno Finzi-Contini tira fuori le lettere del Carducci da mostrare al protagonista per la sua la tesi di laurea, non manca di sottolineare cheben cinque delle quindici trattavano di una certa salama da sugo delle nostre campagne, che il poeta, ricevutala in dono, aveva mostrato di apprezzare altamente’.

La salamina col purè

E non resta che assaggiarla, insieme ai cappellacci di zucca, alla zuppa inglese e alla tenerina, la torta al cioccolato tutta sostanza. Vera poesia. Alcuni consigli: Trattoria da Noemi, al Mandolino, all’Hostaria Savonarola, a Il Sorpasso, a I Tri Scalin. Per un panino super con la salama ferrarese: paninoteca Ustariaza, vicino al MEIS.

12 comments

  1. Buonasera Francesca,
    grazie per questo articolo, farò tesoro di tutto quanto hai saputo descrivere con efficacia e commentare con coinvolgente sentimento. Questo fine settimana lo passerò a Ferrara. E’ un viaggio che da una vita progettavo ed attendevo di realizzare. Il romanzo di Bassani sarà la mia guida principale. Le previsioni danno pioggia: sia per sabato che per domenica, ma questo è un dettaglio insignificante e non mi turba assolutamente. Importa solo che presto vivrò i luoghi descritti in quel bellissimo romanzo che ricordo di aver letto in un momento particolare, ai tempi della mia ormai lontana giovinezza, col cuore palpitante d’amore.
    Marcello

    • Grazie di cuore Marcello per le belle parole. Spero passerai un buon weekend…le bellezze di Ferrara ce la metteranno tutta per farsi apprezzare, certo se il meteo collaborasse non sarebbe male! Attendo le tue impressioni allora, scrivimi anche tramite fb/messanger a mio nome o come unmondointorno…o anche per qualche dritta che ti servisse. Buonissimo weekend!

  2. Grazie per la bellissima guida. Ho letto per la prima volta “Il giardino dei Finzi Contini” quando ero giovane, ed ero appena uscito, o per meglio dire tuttora dentro, da una vicenda come quella del protagonista. Dopo l’ho letto altre volte, ed ho sempre ritrovato l’incanto di allora. Invece ho sempre odiato il film omonimo di De Sica, che considero un tradimento del romanzo. Se l’avesse girato Zurlini!
    Ho in progetto di visitare Ferrara per la prima volta, ed il tuo articolo mi servirà da guida. Di nuovo grazie!

    • Grazie a te Gianfranco per il tuo commento. Io il film non l’ho odiato anche se, come succede spesso, non è al livello del romanzo e non trasmette neanche lontanamente la stessa poesia ..però quella simpaticona della Micol mi sembra resa bene!!
      Una trasposizione del film da Zurlini l’avrei vista anche io molto volentieri…hai ragione, l’avrebbe reso bene credo!

  3. Un bel tuffo di approfondimento nella nostra bella citta’. Sulla provenienza di nomi di vie come Cisterna del Follo non mi ci ero mai messa! Molto interessante brava Fra!

    • Grazieee che piacere questo bel commento! Ferrara è una città davvero molto bella e piena di risorse, e come spesso capita, quando ci si allontana e non la si ha davanti agli occhi tutti i giorni, poi la si apprezza di più perchè non la si dà per scontata! Grazie davvero di cuore!

  4. Sto progettando con mia figlia un weekend a Ferrara. E’ il suo regale di Natale per me, che sono una vecchia signora di 84 anni, ancora piena di curiosità. Mi sono imbattuta stasera nella tua descrizione delle zone da visitare e ho preso nota di tutto.Il weekend è breve, noi siamo di Torino, io non cammino più tanto speditamente e spero in te, i tuoi consigli mi saranno utilissimi il 18/19 marzo 2023. Grazie ancora 8Ho letto il libro tanti anni fa e visto il film e Ferrara mi è rimasta nel cuore. Prima di partire lo rileggo.

    • Ciao!! Che piacere!! E complimenti!!! Dunque.. Mi raccomando visita il castello, è bello fuori ma merita anche l’interno, il duomo e assolutamente Palazzo Schifanoia con il suo fantastico salone dei mesi (se trovate anche una visita guidata sarebbe top, ne varrebbe la pena). Uno sguardo al palazzo dei diamanti è d obbligo, almeno da fuori. Assolutamente un giro per le stradine del ghetto, e come avrai già segnato dall’articolo Via delle Volte. Una chicca è il monastero di SAnt’Antonio in Polesine. Ah poi quando sei vicino al castello vai verso il Teatro Comunale ed entra nel cortile per una vista speciale verso il cielo (cerca su internet Rotonda Foschini e hai un’idea di cosa aspettarti!) Per mangiare erano molto quotati i cappellacci di zucca di Trattoria Noemi, dovrebbe essere ancora così, magari guardate recensioni aggiornate. Se poi sei ‘strong’ prova anche la salama da sugo !!Per l’albergo cercherei su Booking cosi valutate se stare in centrissimo (se magari andate in treno e quindi non vi serve il parcheggio) oppure un po’ più fuori per poter parcheggiare. Se hai qualche curiosità specifica chiedi pure e se poi mi viene in mente altro ti scrivo!Baci fammi sapere!

  5. Ciao,
    sto rileggendo in questi giorni il capolavoro di Bassani e, incuriosito dall’esistenza o meno del giardino, mi sono imbattuto nella pagina di Wikipedia che parla del libro e che accenna al fatto che l’autore si fosse ispirato ad una famiglia realmente esistita, i Magrini, che abitava in via borgo dei leoni al civico 76.
    Ho controllato su Maps e dall’alto non mi è sembrata una villa corrispondente alla descrizione del libro- su Wikipedia c’è scritto che la villa era in tutto e per tutto uguale a come era descritta nel libro, giardino e campo da tennis compreso-, ma mi rendo conto che sono passati decine di anni dai fatti narrati e ci sta che sia cambiata la toponomastica.
    Non ho potuto fare a meno di notare, però, che via borgo dei leoni è in pratica la strada parallela a corso d’Este, vicinissima quindi alla location individuata da Bassani.
    Sapresti dirmi qualcosa in più a riguardo?

    • Ciao! Si l’ispirazione è alla famiglia Magrini realmente esistita tant’è che nel cimitero ebraico ci sono le tombe di famiglia. Tuttavia la location è in zona ma non esattamente nella via borgo Leoni che rimane molto stretta e non avrebbe potuto contenere quel giardino immenso neanche all’epoca. Del resto è solo un’ispirazione non una racconto esatto di persone e luoghi.. tanto che la stessa Micol sembra un’assoluta invenzione di Bassani, non era un membro della famiglia.

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