AZZORRE: TREKKING E OLTRE

di Francesca Orioli
Agosto 2022

Le Azzorre sono il paradiso dei camminatori: verde oltre l’immaginabile, fiori da far concorrenza al fiorista più fornito, rocce nere come carbone, terreni rossi, blu intenso dell’Atlantico. E la sensazione di essere un po’ fuori dal mondo, lontano da tutto e da tutti, in balia delle onde del tempo. Purtroppo anche in balia del meteo, del resto il verde, si sa, non viene col sole.

L’arcipelago delle meraviglie è costituito da 9 isole collegate da voli interni e traghetti: due più a ovest (Flores e Corvo), cinque centrali (Faial, Pico, Sao Jorge, Terceira, Graciosa) e due orientali (Sao Miguel e Santa Maria). Sao Miguel, l’isola più grande è solitamente (ma non esclusivamente) la porta di arrivo e di conseguenza anche la più organizzata dal punto di vista ricettivo. Noi, attirati dalle atmosfere più selvagge e incontaminate avremmo voluto includere nel nostro itinerario Flores e Corvo, le due isole più lontane ma l’integrità della natura va a braccetto con la scarsità di strutture per il pernottamento per cui abbiamo dovuto desistere. Non che sulle altre isole (ad eccetto di Sao Miguel) i B&B/hotel fossero così numerosi, per non parlare della disponibilità di auto o scooter a noleggio. Vero è che parliamo delle due settimane centrali di agosto, il periodo peggiore per andare in ferie. Per la dinamica della scarsità dell’offerta rispetto alla domanda, oltre che per i voli interni, si può dire che non è stato certo un viaggio economico.

Ecco il nostro itinerario:

  • Faial – incantevole il trekking dalla Caldera al Capelinhos
  • Pico – salita al monte più alto del Portogallo
  • Terceira – un gioiellino nel suo insieme, grotte, fiori, terrazzamenti
  • Santa Maria – la meno ‘azzorriana’ delle isole
  • Sao Miguel – con un paio di posti da urlo assolutamente imperdibili

Il sito ufficiale www.visitazores.com è ben organizzato e la sezione relativa ai sentieri (https://trails.visitazores.com/it) è molto dettagliata con descrizioni, tipologia di percorso (circolare o lineare)  lunghezza, dislivello e tracce GPS. Tutti i sentieri sono ben segnalati con cartelli alla partenza, frecce che riportano il numero del sentiero come sul sito, paletti indicatori. Tutti i sentieri che abbiamo percorso erano in ottimo stato, spesso – laddove si può creare fango –  erano stati sistemati tronchi o assi di legno.

GIORNI 1-3: FAIAL

Dopo l’arrivo all’aeroporto di Ponta Delgada ci spostiamo subito con volo interno nell’isola di Faial. Qui il trekking sul gradino più alto del podio è il Dez Vulcões (PR06 FAI di 19 km)  che parte e arriva nei due punti top dell’isola: la Caldeira e il Capelinhos, utilizzando i taxi come mezzo di trasporto. Noi lo abbiamo spezzato in due con qualche variante. Il primo giorno ci siamo fatti lasciare dal taxi alla chiesa di Capelo (da Horta 25 euro) e da li abbiamo iniziato a camminare seguendo per Cobeço do Canto (PRC01 FAI) , con deviazione al Cobeço Verde; si tratta comunque della seconda parte del sentiero Dez Vulcões, nonché della parte finale del Faial Costa a costa. Intorno a noi ogni sfumatura di verde nonché le immancabili ortensie blu che ci accompagneranno per tutto il viaggio. Il meteo per ora è dalla nostra parte, dopo un po’ di nebbia al Cobeço Verde lo sguardo si perde nel blu guardando verso l’estremo ovest, ovvero il Capelinhos. La punta dell’isola regala un paesaggio lunare con il nero della sabbia lavica e la forma vivace delle rocce che si tuffano nel mare in netto contrasto con la vegetazione lussureggiante appena attraversata. Del resto il Capelinhos è un ‘pezzo aggiunto’, frutto di una recentissima eruzione vulcanica, avvenuta nel 1957. Sulla sinistra l’affascinante faro, protagonista di mille foto. I materiali vulcanici lo hanno coperto fino al secondo piano, è ancora visibile la parte di edifico distrutto dal magma. Un luogo davvero strepitoso.

Poco distante si trova uno dei tanti punti attrezzati per accedere al mare, con scalette e docce, anche se la spiaggia è sostituita da qualche gettata di cemento. Ancora qualche metro ed è stato allestito un piccolo museo in una vecchia fabbrica/deposito dove un tempo si procedeva alla lavorazione del pescato dei balenieri. Può valere la pena tornare a Capelo a piedi attraverso una strada sterrata che costeggia l’oceano.

Il secondo giorno ci facciamo portare dal taxi alla Caldeira (25 euro da Horta) per intraprendere l’inizio del cammino Dez Vulcões. Usciti di casa il tempo sembra promettere bene ma dobbiamo ricrederci non appena arrivati in cima.  Facciamo appena in tempo a vedere le fattezze del suggestivo cratere perfettamente circolare e inondato dalla vegetazione, che la nebbia lo avvolge totalmente. Aspettiamo quasi un’ora prima di incamminarci, speranzosi che il cielo si apra, ma niente, oggi non è giornata. Col passare dei giorni deduciamo empiricamente che i punti più alti di ogni isola hanno una certa probabilità di essere avvolti dalle nuvole, mentre le coste sono più libere. Lasciata ogni speranza, proseguiamo cercando di immaginare come dovrebbe brillare col sole tutto quel verde, la dolcezza dei pendii, le sfumature dal rosa al blu delle ortensie, i grugni incuriositi delle mucche al pascolo. Si aggiungono altre specie di fiori a ravvivare il nostro grigio cammino: campanule blu, fiorellini rossi e strane piante gialle che sembrano piumini swiffer, tutti habituè di ogni isola. In prossimità del Cobeço do Fogo lasciamo il percorso Dez Vulcões e scendiamo in direzione di Varadouro, dove si trovano le famose piscine naturali. Come in altre isole, anche a Varadouro l’uomo ha imprigiornato qualche brandello di oceano per renderlo fruibile per bagni e sole, si tratta di luoghi ben attrezzati gratuiti (anche con bagni, docce e  servizio salvataggio) e bar nelle vicinanze.

D’obbligo un giretto a Horta, la principale cittadina dell’isola che vanta un porticciolo decorato con murales lasciati come buon auspicio nonché una vista, quando il tempo lo permette, sulla dirimpettaia Pico con il suo monte.

Il terzo giorno a Faial si riduce ad una mattinata di relax nella spiaggetta di Horta appena dietro al promontorio. Niente di che, giusto qualche ora di stop prima di prendere il traghetto per la prossima isola, Pico.

Pernottamento: Apartamento Turistico Verdemar prenotato su booking, buona soluzione a pochi passi dal lungomare.

Cena: Restaurant Atletico, buon pesce, porzioni generose.

Spostamenti: con taxi (noi ci siamo affidati a quello che ci ha portato dall’aeroporto all’appartamento che parla inglese: Valter Silva +351 926067152 preciso e affidabile, eventualmente quando non può lui subappalta a colleghi)

GIORNI 3-5: PICO

Da Faial a Pico ci arriviamo con una mezz’oretta di traghetto e un costo molto modico. Pico con la sua Montanha do Pico è il must per ogni camminatore che si reca alle Azzorre. Il Monte Pico, con un’altitudine di 2.351 metri, è la vetta più alta non soltanto dell’arcipelago ma di tutto il Portogallo. La nostra è stata una avventura un po’ sfortunata causa meteo, descrivo nell’articolo dedicato LA SALITA AL PICO le informazioni necessarie, le modalità di prenotazione, cosa aspettarsi e quale immagine.

Scesi dal Pico, con i vestiti asciugati dal sole e ancora qualche ranocchia nelle scarpe, abbiamo ancora un po’ di energia per una camminata quasi in pianura. Ci facciamo portare dal taxi a Porto do Calhau per iniziare il cammino indicato dal sito dei sentieri come il PR05 PIC Vinhas da Criação Velha, un percorso in larga parte su strada che tocca le caratteristiche vigne cinte tra i muretti a secco che le proteggono,  patrimonio Unesco.

Una giornata intera va dedicata al giro in auto dell’isola. Non è stato facile prenotare una macchina né tantomeno economico ma – anche solo per un giorno – è necessaria. In alternativa su internet e in loco si trovano agenzie che propongono tour in piccoli gruppetti. Partendo da Madalena, la cittadina principale con porto e aeroporto, ci siamo diretti verso sud toccando inizialmente Sao Mateus, Sao Caetano, Sao Joao, paesini che – complice il tempo infausto – non ci dicono un granché. Poi arriviamo a Lajes, dove visitiamo  il museo dei balenieri che, con un filmato d’epoca, documenta scorci di vita dei pescatori-cacciatori, ed espone oggetti costruiti con le ossa delle prede a dimostrare che della balena non si buttava via niente. Interessante, da vedere. Da Lajes partono anche le escursioni in barca per l’avvistamento delle balene.

Noi proseguiamo fino a Calheta de Nesquiem poi ci addentriamo nella strada centrale che attraversa l’isola. Qui inizia il pezzo forte. Si percorre una stupenda strada panoramica, a volte un po’ dissestata ma incredibilmente scenografica, tra coni verde smeraldo, laghetti, mucche al pascolo con il mare e l’isola di Sao Jorge come sfondo. Certo il tempo non ci supporta molto, ogni tanto compare qualche scorcio di azzurro, ma con moderazione. Gli specchi d’acqua anche se non molto grandi, immersi in tutto quel verde sono davvero un incanto. Sono tutti raggiungibili in auto: Lagoa do Peixinho, Lagoa da Rosada, Lagoa do Paúl, Lagoa do Caiado. Un po’ più periferico rispetto alla zona dei laghi è la Lagoa do Capitao, qui riponiamo grandi speranze perché il cielo mostra segni di apertura e un cartello turistico didascalico riporta una foto del Pico che si riflette perfettamente nelle sue acque. Proviamo ad attendere sulle sue rive scegliendo quella che in teoria ci sembra la posizione migliore. Ma ovviamente la Montanha rimane timidamente nascosta tra le nuvole spesse. Abbiamo un brivido quando la vetta si svela un pochino, roba da due secondi ed avevamo già gli obiettivi spianati, ma al riflesso nel lago dobbiamo rinunciare.

Ci dirigiamo poi verso la Gruta das Torres dove abbiamo la prenotazione per l’ingresso (inviando mail a info.sraac.cvgt@azores.gov.pt). La visita guidata è molto interessante soprattutto per le spiegazioni del geologo, anche se degli oltre 5km di tunnel si possono vedere solo un centinaio di metri. Usciti dalla grotta splende il sole, anche sul Pico, maledetto. Con una luce da golden hour ne approfittiamo per una capatina a Santa Luzia sulla costa nord, altra zona di vigneti e nere rocce a picco sul mare. Peccato sia già un po’ tardi, il luogo di antiche distillerie è davvero interessante e l’atmosfera un po’ retrò con casette di roccia nera incorniciate di bianco e di rosso, gruppetti di anziani che passano il tempo, ci fanno innamorare del posto. Questa zona meriterebbe sicuramente un po’ più di tempo di un frettoloso passaggio, facendo ad esempio il trekking mappato sul sito dei sentieri come PR01 PIC Caminhos de Santa Luzia.

Pernottamento: Casa da Barca, splendida villetta a ridosso dell’oceano prenotata con Airbnb nel quartiere denominato Barca un paio di km a nord di Madalena, non lontano dal ‘famoso’ Cella Bar indicato su diversi blog come attrattiva.

Spostamenti: per raggiungere il punto di partenza della salita al Pico ci siamo avvalsi del taxi (30 euro da Madalena e altrettanti per il ritorno), noleggio auto per un giorno presso Oasis Car Rental (prenotazione effettuata via mail prima di partire, abbiamo pagato sul posto, si sono rivelati precisi ed affidabili anche con l’appuntamento all’aeroporto per la riconsegna).

GIORNI 6-8: TERCEIRA

Con il primo aereo del mattino raggiungiamo Terceira, prendiamo possesso dello scooter prenotato, utilizziamo le comode locker (1 euro 24h) in aeroporto come appoggio per le valige per fare la spola del trasporto in motorino al b&b. Cominciamo l’esplorazione dell’isola dirigendoci in direzione Gruta do Natal con l’intento di percorrere il sentiero Misterios Negros che parte proprio dal parcheggio della gruta. Il percorso è circolare (PRC 01 TER) di 4,9 km, segnalato come difficile in quanto per una buona metà è molto scivoloso e fangoso. La vegetazione è ricchissima, ogni sfumatura di verde è qui rappresentata. Al primo impatto ho l’impressione di essere in un giardino giapponese e scopro poi che una delle piante è la Cryptomeria Japonica, ma non deve essere solo per l’origine di quell’arbusto, è l’ordine nel suo insieme, l’equilibro della folta vegetazione che fa ricordare l’armonia orientale. Il percorso è ben segnalato anche grazie a tavole di legno messe a mo’ di passerella che aiutano nei punti dove il fango presumibilmente non asciuga mai. Felci di ogni misura, liane ed eriche a volontà. Ogni tanto si riemerge dalla foresta, il cielo sempre plumbeo appiattisce un pò la meraviglia che chissà cosa deve essere col sole (questo lo scopriremo al terzo giorno quando visto il sole che si è degnato torniamo a fare le foto!). Poi ci facciamo stupire nell’ultimo tratto che pur essendo su strada siamo circondati da pini altissimi e ci sembra di essere in montagna.

Alle 14 siamo all’ingresso della Gruta do Natal pronti per la visita (è aperta solo il pomeriggio e non è possibile prenotare) si entra senza guida con caschetto. Molto simile alla Gruta das Torres di Pico, cartelli lungo il percorso sintetizzano i concetti chiave della formazione geologica raccontati il giorno prima con passione dalla geologa di Pico. Con biglietto cumulativo ci dirigiamo all’Algar do Carvao a qualche km di distanza. Qui la grotta è verticale e non un tubo orizzontale, l’ingresso è estremamente scenografico con un grosso foro ricco di vegetazione sopra la testa, decisamente emozionante la vasca d’acqua in profondità circondata da pareti che hanno catturato i colori da ossidazione, microrganismi e altri elementi. È come scendere in un pozzo di San Patrizio costruito dalla forza della lava e non dall’uomo.

Tornati in superficie riprendiamo il motorino via verso Furnas do Enxofre, un piccolo percorso circolare intorno a fumarole e nell’area della Caldeira Guilherme Moniz, uno spazio riempito di verde e ortensie blu. Il cielo è ancora poco collaborativo, anche in queste zone torneremo dopo due giorni col sole, per qualche scatto decente. Puntiamo poi verso il nord dell’isola per un giro di esplorazione della costa, ci fermiamo ad ammirare le piscine naturali di Biscoitos, un’area balneare attrezzata tra le rocce sull’oceano nonché quelle poco distante proseguendo verso est, molto meno attrezzata e spaziosa quindi meno frequentata ma comunque molto invitante.

Il mattino successivo la meta è il sentiero Serreta Lagohina (PRC03 TER), nel nord-ovst dell’isola, un bel percorso immerso nel verde e nei fiori, fiancheggiando a volte pascoli, a volte da alberi ad alto fusto, con la chicca finale di un laghetto in cima (la Lagohina appunto). Dopo circa 2,5 h di cammino circolare torniamo allo scooter e lo troviamo circondato da una mandria di capre. Rimontiamo in sella per esplorare la costa occidentale verso sud toccando Santa Barbara, Sao Mateus e Angra do Heroismo capoluogo dell’isola e prima vera città che vediamo alle Azzorre. Forse patrimonio Unesco è un po’ eccessivo ma una passeggiata è piacevole accompagnata da una capatina alla pasticceria O Forno per assaggiare i tipici dolcetti di Dona Amelia. Proseguiamo poi con l’esplorazione della costa passando, a sud, per porto Judeo e Sao Sebastiao. Prendiamo spunto dal sentiero dei Fortes de São Sebastião (PRC05 TER) per fare qualche passeggiata sulla costa, ma non l’intero sentiero: i forti sono ridotti a frammenti di ruderi ma la costa è incantevole.

Il terzo giorno il sole risorge, incredibilmente il cielo mostra chiazze di azzurro e decidiamo di ripercorrere alcuni punti dell’isola per vederli sotto una luce diversa. Passiamo qualche ora alle Piscine di Biscoitos, che col sole sona davvero spettacolari e vincono di gran lunga su quelle di Varadouro a Faial. A metà pomeriggio leviamo le tende, facciamo una deviazione al punto panoramico Serra do Cume per vedere dall’alto i terrazzamenti di varie tonalità di verde in cui è divisa l’isola che danno l’impressione che sia una grande coperta lavorata a patchwork. Poi riconsegnamo  lo scooter e si parte per Santa Maria (via Ponta Delgada).

Pernottamento: Moradia da Graca, una stanza in una grande casa abitata, con cucina e spazi comuni immensi, ottimo rapporto qualità prezzo e super disponibilità, anche da parte della signora che ci ha accolto ma che non parlava una parola di inglese.

Cena: O Pescador, che oltre a pesce propone anche un’ottima Alcatra la specialità di Terceira a base di carne stufata per ore nelle spezie e aromi. Porzioni molto abbondanti, prezzi nella media.

Spostamenti: abbiamo prenotato lo scooter prima di partire con https://www.way2azores-rent.pt/en scooter 125 cc funzionante ma non tenuto molto bene.

GIORNI 9-12: SANTA MARIA

Santa Maria si presta per il trekking del periplo dell’isola, la  Grand Route di circa 80 km suddivisa in 4 o 5 tappe. Nello studiare il viaggio non avevamo trovato i giusti pernottamenti per cui alla fine abbiamo deciso di stare stanziali e muoverci con lo scooter all’inizio dei sentieri spezzando di fatto la Grand Route in singole giornate di trekk. Un volta sul posto abbiamo scoperto l’organizzazione https://www.ilhape.com/ che propone un pacchetto di pernottamento nelle varie tappe, con spostamento bagagli ed eventuale food delivery. Temo però che si debba prenotare parecchio tempo prima, i posti sono davvero limitatissimi.

Cominciamo il nostro spezzatino di route con il sentiero del Pico Alto (PRC02 SMA) un percorso circolare di circa 6 km attorno al punto più alto dell’isola (prima di partire si fa una capatina al mirador, dove ci sono ahimè le antenne). Partiamo tra le nubi ma il cielo si apre e ci permette una vista da costa a costa. La vegetazione è quella che ormai conosciamo, con tanti fiori gialli, felci e abbondanza di verde in generale.

Per il secondo trekking della giornata ci spostiamo a Santa Barbara dove parte l’anello dalla Sierra al Mare (PRC 03 SMA), un bel percorso tra campi, mucche, mulini, una parete di roccia rossa e una splendida vista sulla baia di San Lorenzo. Nel percorso si passa per centri abitati e si ammirano i curiosi comignoli delle case, molto particolari e tipici. Per chiudere il pomeriggio in relax ci sdraiamo nella spiaggia di San Lorenzo tra sole e nuvole, ormai compagne fedeli di viaggio.

Il secondo giorno intraprendiamo il sentiero PR01 SMA Costa Nord, percorrendolo in due tratti visto che non è circolare. Lasciamo lo scooter al Barreiro de Faneca, la fotogenica distesa di terra dalle cento sfumature di rosso che si perdono nel giallo dell’erba secca, nel verde degli alberi, nel blu del cielo (incluso bianco delle nuvole) e del mare. Ma questa immagine ci si palesa soltanto al pomeriggio quando il sole ha cacciato le nuvole. Procediamo prima verso ovest direzione Monte Gordo e la costa ad ammirare le scogliere stratificate. Ritorniamo poi verso il Barreiro dove nel frattempo il sole ci onora della sua presenza e scattiamo milioni di foto. Procediamo poi con la seconda parte della costa nord voltando verso est, passiamo attraverso un bosco di alberi secchi e proseguiamo fino alla Baia del Raposo, dove si deve scendere di un bel pò di dislivello se si vuole raggiungere il mare ma ne vale assolutamente la pena. Dopo un po’ di meritato riposo al Raposo risaliamo tornando verso il Barreiro. Non contenti ci spostiamo in motorino nel paesino di Anjos da dove percorriamo ancora una piccola parte del percorso lasciando il motorino alla statua di Colombo e tornando un pò indietro per fermarci nel prato di fronte alle scogliere multicolor a prendere il sole in totale solitudine.

Il terzo giorno lo dedichiamo all’esplorazione del sud-est dell’isola. Cominciamo la giornata con la passeggiata alle rocce a canne d’organo Ribeira do Maloas. Un sentiero di poco più di un km dalla strada conduce ad una ripida discesa per ammirare la spettacolare formazione rocciosa. Riprendiamo lo scooter e puntiamo verso la cittadina di Maia per percorrere il PR04 SMA Santo Espirito-Maia al contrario. La cascata di Maia sarebbe interessante se fosse carica di acqua ma al nostro passaggio rilascia solo un rivolo. Cominciamo quindi la salita per il ripido sentiero fatto praticamente di scale a sassi. Arrivati in cima si passa dall’origine del salto della cascata, si ammira la costa  e si prosegue in un sentiero a scarsa pendenza tra verde e pascoli fino alla chiesa di Santo Spirito. Ritorno per la stessa strada e relax alle piscine nell’oceano di Maia (anche queste gratuite e con bagni).

Il quarto giorno esploriamo la Costa Sud attraverso il PR05 SMA. Lasciamo il motorino al Miradouro Macela (sopra praia Formosa) e cominciamo il cammino che porta al forte di Sao Bras. Per il primo tratto ci sono due vie alternative, quella che rimane in costa e quella che passa in alto (noi  optiamo per la costa all’andata – che comporta un discreto saliscendi per superare un ‘barranco’ – e per il ritorno rimaniamo in alto) poi i sentieri si ricongiungono. Dopo qualche chilometro incontriamo la Gruta Do Figueiral, le cave artificiali da cui si estraevano i materiali per la costruzione delle case. Il nostro cammino è accompagnato dalla vista del mare e dalle mucche al pascolo. Arriviamo fino al Forte di Sao Bras a Villa Do Porto, un po’ di riposo e si torna dalla stessa strada (salvo la variante indicata come ‘via alternativa’ dai cartelli nell’ultimo tratto). Sosta ai tavolo con ombrellone al miradouro e qualche ora alla Praia Formosa tanto decantata in quanto la spiaggia è una rarità alle Azzorre, qui il mare non è certo cristallino perché le violenti onde rimescolano il fondale.

Pernottamento: Hotel Colombo prenotato su booking, un tremendo ecomostro che si spaccia per 4stelle (forse 40 anni fa) , può diventare una soluzione più che accettabile se si riesce a pagare un prezzo onesto, se non altro per l’abbondante colazione a buffet.

Cena: O Tiberio, un ristorantino in piena zona industriale tra capannoni e container ma con ottima cucina; Os Marienses (su internet come Clube Desportivo Os Marienses, accanto al bar omonimo), ci siamo tornati due volte per la cucina e l’accoglienza ‘verace’: infine take away di carne alla brace Du Fogo.

Spostamenti: scooter prenotato prima di partire http://www.paraisoradical.pt/, prezzi onesti, ottimo scooter, massima serietà e disponibilità, consigliatissimo.

GIORNI 13-15: SAO MIGUEL

Con il primo volo del mattino arriviamo all’ultima isola del nostro giro, quella da cui poi ripartiremo per la terraferma, Sao Miguel. Sbarcati dall’aereo vediamo che il cielo potrebbe promettere aperture e decidiamo di non perdere tempo a portare i bagagli all’appartamento, li lasciamo al deposito in aeroporto. Bisogna approfittare di questi momenti. Recuperiamo lo scooter e via che si va verso la Lagoa di Sete Cidades. Per il momento lasciamo stare i trekking e ci concentriamo sui viewpoint. Puntiamo dritti alla Vista do Rei (non saliamo sul tetto dell’albergo abbandonato come fanno alcuni) e al Miradouro Boca do Inferno: entrambe le viste ci lasciano a bocca aperta, davvero un posto wow! Il paesaggio, i fiori, il cielo, tutto una meraviglia. Sull’onda dell’entusiasmo derivante dal cielo abbastanza aperto sfidiamo la sorte spostandoci dall’altra parte dell’isola a cercare la foto perfetta alla Lagoa de Fogo. Ma la doppietta non riesce: sia al miradouro da Barrosa che al miradouro della Lagoa le nuvole nere non se ne vanno. Rassegnati visitiamo il piccolo parco a pagamento Caldeira Velha (3eur solo visita o 10 eur con vasche termali che però risultano full per quel giorno). Il parco è molto carino e può valere il prezzo modico, le piscine le abbiamo trovate un po’ troppo affollate e ciò fa perdere forse perdono un po’ di fascino. Concludiamo la giornata con la visita alle piantagioni di tè di Cha Gorreana con giro gratuito alla fabbrica realmente funzionante e assaggio libero (ci guadagnano con lo shop a fine percorso!). Percorriamo il sentiero PRE 28 SMI molto scenografico che attraversa le piantagioni per una lunghezza di 3,4 km.

Il mattino successivo ritentiamo la Lagoa do Fogo per cercare uno scatto con uno spiraglio di luce .. e anche se il golden moment dura meno di dieci minuti qualche immagine con un minimo di contrasto riusciamo a portarlo a casa. Quando le nuvole si richiudono rimontiamo in sella in direzione dell’inizio del percorso del Salto del Cabrito (PREC29 SMI). Si parte da una stazione balneare-solforosa che deve aver visto tempi migliori, si procede per il bosco seguendo le condutture dell’acqua che ci portano alla cascata dal grande salto e relativa centrale idroelettrica. Decidiamo di non proseguire oltre e ritorniamo per lo stesso sentiero, ma lo schema ufficiale prevede un giro più ampio. Ci spostiamo poi verso Furnas dove abbiamo prenotato al Rastaurante Vale das Furnas per provare il tradizionale bollito di carne e verdure cotto sfruttando il calore che esce dalla terra. Tutta Furnas è zona di acqua che ribolle e fumarole al sapore di zolfo. Anche la Lagoa das Furnas (da vedere dall’alto al miradouro Pico do Ferro) ha un colore che rivela il miscuglio con lo zolfo. Raggiungiamo poi Faial da Terra dove affrontiamo il sentiero PRC 09 che porta alla cascata Salto da Prego e a Sanguinho, un piccolissimo borgo abbandonato che grazie ad alcune ristrutturazioni sta risorgendo. Riprendiamo lo scooter verso Ponta Delgada facendo tappa alla cittadina di Vila Franca do campo per comprare i dolcetti tipici e ad Agua de Alto un paesino sovrastato da una minuscola ma deliziosa chiesetta.

Il nostro programma per il terzo giorno a Sao Miguel prevederebbe due trail: uno al centro dell’isola uno verso Sete Citades. Guardando le nuvole e lanciando le monetina optiamo per iniziare da PRC 37 SMI Rota da Agua – Janela do Inferno. Si parte dalla Casa da Agua Trail Point, il percorso è circolare per circa 7,5 km, dapprima pascoli poi si entra nel bosco seguendo alcune condutture idrauliche, si passa dentro un tunnel  (necessario un frontalino o la luce del telefono) e si scorgono alcune strutture funzionali alla rete idraulica.  Il punto di arrivo è la cascata Janela do Inferno, un curioso buco nella roccia da cui discende acqua. Si ritorno dall’altra riva del torrente. Concluso il giro puntiamo verso il trail Serra Devassa PRC 06 ma la pioggia battente ci costringe ad un picnic forzato in uno dei tanti punti di ristoro coperti che caratterizzano ogni isola delle Azzorre. Il cielo verso Sete Citades si fa sempre più nero e torniamo verso la costa, notoriamente più libera da nuvoloni minacciosi. Cambio programma e visita alla piantagione di ananas di Ponta Delgada (si trova facilmente digitando Plantacao de Ananas dos Acores). Devo dire che i proprietari sono stati molto intraprendenti e lungimiranti, ti fanno visitare le serre gratuitamente dotandoti di QR code per scaricare un po’ di storia e informazioni, un piccolo ambiente con belle fotografie ed infine il bar con succo d’ananas, liquori e prodotti a tema. Fanno una barca di soldi!

Pernottamento: Apartamento do Paim prenotato su booking, (una stanza con o senza bagno privato) in un appartamento con uso cucina dove abita una simpatica vecchietta che intraprenderà – se gli si da corda –  discorsi in portoghese come se tutto fosse chiaro. E’ stata davvero carina ed accogliente, la comunicazione per accordarsi avviene con la figlia, in inglese. Struttura ben tenuta e a circa 2,5 km sia dal centro che dall’aeroporto.

Cena: Gastronomo, buono e ottima accoglienza. La media dei prezzi di Ponta Delgada è più alta rispetto alle altre isole (ad es: le Lapas – i tipici molluschi di cui andavamo ghiotti –  20 euro rispetto ai 13 euro delle altre isole)

Spostamenti: scoter 125cc prenotato su https://www.way2azores-rent.pt/en lo stesso di Terceira, mezzo e caschi decisamente tenuti meglio della filiale dell’altra isola, prezzi molto alti, in agosto abbiamo pagato circa 60 euro al giorno considerando tasse e doppio casco.

COL SENNO DI POI

Un viaggio che ci è piaciuto enormemente, una natura dal forte impatto con possibilità di fare tante camminate mediamente semplici, per chi è abituato ai trekking. Non è stato però un viaggio economico, se l’avessimo scoperto prima di prenotare il volo forse ci avremmo pensato due volte. Molto è dipeso probabilmente dal periodo: le due settimane centrali di agosto. Poi è stato un anno nero per i noleggi delle auto: scarsissima disponibilità e prezzi da galera. Comunque neanche gli scooter erano regalati. Esplorare le isole in motorino è sempre un’idea fantastica che regala molta libertà e una buona dose di spensieratezza, qui va messo in conto che potrebbe piovere. Alla fine a noi è andata bene, solo un acquazzone. Anche la scelta dei pernottamenti non è stata ampia, incastrare prezzi accettabili e posizione non è stato sempre possibile. Col senno di poi avremmo tolto un giorno a Santa Maria (ma al momento di prenotare i voli interni non ci dava opzioni per un determinato giorno, poi sono stati programmati) e aggiunto un giorno a Sao Miguel.

Con l’esperienza alla spalle avremmo prenotato la salita al Pico almeno a metà giornata, anziché al mattino presto forse avremmo avuto qualche chance in più di bel tempo, ma è un’affermazione basata sulle nostre osservazioni statistiche. In quei 15 giorni siamo diventati dei Giuliacci provetti e oltre ad andare dove ci portava il cuore ci dirigevamo dove non ci portavano le nuvole. 

 

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