SLOVENIA BY BIKE

di Silvia Benaglia
Settembre 2021

Il Covid toglie la voglia di programmare ma dopo 18 mesi di reclusione, avevo bisogno di andare all’estero, di parlare una lingua non mia, di mangiare cibi nuovi.  Così abbiamo optato per una meta vicino a casa e facilmente raggiungibile in auto: la Slovenia. In fondo era da un po’ che mi frullava in testa, anche se in realtà pensavo di andarci in inverno a fare sci alpinismo.
Sono partita senza grandi aspettative,  invece la Slovenia è stata una bellissima sorpresa. Anche se povera da un punto di vista artistico, regala panorami bellissimi ed è perfetta per essere girata in bici perché presenta molte strade secondarie e strade sterrate poco trafficate con salite in genere pedalabili. Gli sloveni sono gente asciutta e riservata, ma se hai bisogno di qualcosa, si fanno in 4 per aiutarti.

Lungo la Parenzana

Sabato 18 settembre dunque siamo partiti in 3: io, S. e LS.; O. purtroppo quest’anno è rimasto bloccato per impegni di lavoro.
In auto abbiamo raggiunto Gorizia e da lì abbiamo preso un treno per Trieste dove abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio. La mattina dopo, un servizio di bus gratuito dedicato ai ciclisti ( http://www.dorlandobus.it/progetto-icarus/ ) ci deposita a Parenzo. Infatti questo viaggio si svolge per lo più in Slovenia, ma inizia in Croazia, lungo la Parenzana.

La Parenzana è un itinerario ciclabile che ricalca il percorso di una ferrovia che dal 1901 al 1935 collegava Trieste a Parenzo in 123 km. Il tratto croato è bellissimo, quasi tutto sterrato in sede propria che, con salite leggere e buon fondo, passando brevi viadotti e gallerie, attraversa le colline in un ambiente isolato e bucolico. Noi oggi ne percorriamo i primi 55km fino ad Antonci, una manciata di case tra le colline istriane. Purtroppo il meteo non è dei migliori, pedaliamo per più di 2h sotto una pioggia torrenziale che non ci lascerà nemmeno il tempo per visitare Livada, la città dei tartufi. Arriveremo al B&B prenotato su AirBnb bagnati fradici. Per fortuna le temperature sono ancora gradevoli e, dopo una doccia calda, il pollo preparatoci dal padrone di casa è semplicemente delizioso.
L’indomani quando partiamo il cielo è ancora minaccioso, ma al momento non piove. Proseguiamo tra le colline, prendiamo un breve scroscio di pioggia a metà giornata (e per fortuna sarà l’ultimo perché nei giorni successivi avremo sempre un meteo bellissimo) e raggiungiamo la costa. L’highlight di oggi sono le saline di Sicciole, un parco naturale amato dai birdwatchers. A Nord le saline sono ancora in funzione.

Le Saline di Sicciole
Le Saline di Sicciole

Noi le ammiriamo dall’alto di un promontorio e le case dei salinai ci regalano un’atmosfera suggestiva e un po’ malinconica. Da qui in poi il percorso è stato inglobato dall’espansione urbanistica e l’arrivo a Muggia, dopo 72km e 650m di dislivello, è abbastanza anonimo. È bello però passeggiare tra i vicoli attorno al porticciolo con la luce morbida del tramonto. Per cena niente pesce: la domenica i pescatori non escono e il lunedì i ristoranti sono quasi tutti chiusi, ma ci arrampichiamo alle spalle del centro storico fino al ristorante Alla Tappa dove assaggiamo la lubianska: una cotoletta grande come un foglio A4 ripiena di prosciutto e formaggio.
Anche l’ingresso a Trieste il giorno dopo non è granché perché si svolge su strade trafficate e la salita fino a Opicina è tremenda con punte fino al 25%, ma per fortuna è breve. Da lì si entra nel parco del Carso su strade sterrate delimitate da muretti a secco tra arbusti bassi. Senza accorgerci passiamo la frontiera ed entriamo in Slovenia. La vegetazione si fa più alta, le colline più arrotondate e ci troviamo a pedalare tra vigne e coltivi. Dopo 66km e 1200m di dislivello arriviamo a Rence, la solita manciata di case attorno a una chiesa e ad un supermercato. Ci sistemiamo in un appartamento prenotato su booking.com, facciamo una lavatrice e ci prepariamo la cena.
L’indomani, dopo alcuni saliscendi tra le vigne, ci scontreremo con la prima, vera salita che da Vrhpoli ci porterà, dopo 11km e 700m di dislivello, ad un passo attorno a quota 1000m all’interno di un bosco di conifere. Anche se detta così non sembra una salita terribile, l’ho sofferta parecchio. Per fortuna da lì in poi si viaggerà più spediti con dolci saliscendi fino ad arrivare a Postumia dopo 65km e 1400m di dislivello. Anche oggi pernottiamo e ceniamo in appartamento prenotato on line.
Postumia è famosa per le grotte scoperte all’inizio del 1800. Quest’anno ho deciso di organizzare il viaggio lasciando anche un po’ di tempo per il turismo classico e la mattina dopo ci dedichiamo alla visita delle grotte. Si entra nelle viscere della terra con un trenino per circa 2km e da subito si rimane a bocca aperta anche grazie alla sapiente illuminazione. Poi si prosegue a piedi. La guida, in italiano, non sa stupire, è abbastanza ripetitiva, ma l’ambiente è così sorprendente che non ha bisogno di spiegazioni. La visita dura circa 1h30, costa 25€ ed è prenotabile in internet  (https://www.postojnska-jama.eu/it/le-grotte-di-postumia/)anche se c’era così tanta gente che non credo ci sia un numero contingentato. Quando saliamo in sella è già mezzogiorno passato e la tappa di oggi sarà più lunga del previsto (i soliti 62km e 900m di dislivello – da fare però in mezza giornata), ma per fortuna si svolge su terreno scorrevole all’interno di un parco naturale ricco di formazioni carsiche e una volta al nostro appartamento a Iska, all’interno di una tipica fattoria, avremo voglia di percorrere altri 3km per raggiungere il ristorante Mars nel paese vicino. Assaggeremo i cevapcici, polpette di carne, cipolle e spezie che vengono preparate sotto i nostri occhi e poi cotte alla brace e servite con una salsa di peperoni e cipolle crude.L’indomani percorriamo velocemente i pochi km pianeggianti che ci separano da Lubiana e ci dedichiamo alla visita della città. Lubiana è la capitale della Slovenia ed è una città piccola (si gira comodamente in mezza giornata), ordinata e con molto verde. Cominciamo dal parco Tivoli, poi ci spostiamo a Metelkova che è la parte che più mi ha affascinato. È l’ex quartiere della polizia di regime che nei primi anni 2000 è stato occupato per salvarlo dalla demolizione ed è diventato un centro culturale alternativo, regno della street art. Il centro cittadino invece è barocco e ordinato con un mercato quotidiano dove è bello curiosare tra le bancarelle dei contadini e dove è possibile gustare un pranzo veloce. Ci sono poi numerosi ponti e un lungo-fiume ricco di locali dove è piacevole passeggiare. È raccolto ai piedi di una rupe dove sorge un castello che purtroppo ha subito un restauro poco conservativo che per me l’ha privato di gran parte del suo fascino. Vale comunque la pena salire fin sulla torre per vedere il panorama e i tetti della città, mentre non vale la spesa del biglietto d’ingresso la cattedrale barocca, assolutamente anonima. Per cena avrei voluto mangiare nel ristorante annesso al castello, ma era completo per via di un evento e così torniamo nel parco di Tivoli per cenare nella gostilna Cad, locale storico la cui specialità è la carne di cavallo. La mia bistecca di filetto si scioglieva in bocca.
La tappa successiva è stata per me la più dura dell’intero itinerario e non solo per i 66km e quasi 1800m di dislivello, ma anche perché, invece delle belle strade bianche a cui eravamo abituati fino ad ora, oggi ci troviamo a dover spingere lungamente le nostre bici per tratturi sconnessi e sentieri di montagna. Il paesaggio resta sempre gradevole, con chiesette isolate su colline verdeggianti, e ci fa sentire un po’ meno la fatica.

Lago di Cerknica – durante la stagione umida è un lago, in quella secca diventa un prato

Per gran parte del percorso di oggi incontriamo solo paesi piccolissimi in cui è quasi sempre presente una gostilna, in genere delle fattorie che servono pasti, ma nessuna possibilità di alloggio ed è un peccato perché sono luoghi belli e solitari dove sarebbe piacevole passare qualche giorno fuori dal mondo. In questa stagione poi i campeggi sono chiusi e dopo una lunga discesa lungo la valle della Sava, la scelta dell’alloggio è stata abbastanza obbligata. Abbiamo trovato posto all’hotel Sobe Krona che offre camere datate e nessun servizio ristorante.

Le campagne intorno a Skofia Loka

Trovare da mangiare non è stato semplice: di rimettermi in bici non se ne parlava proprio ed era troppo tardi per avere una cena da asporto. Io ero così stanca che avrei anche saltato il pasto o mi sarei accontentata di un tè con qualcosa di dolce, ma i miei compagni di viaggio non erano proprio dello stesso avviso. Alla fine la receptionist, che era una ragazza carina ma non proprio smart, dopo un’ora che ci aiutava a cercare un posto aperto e vicino, ha finalmente capito che potevamo anche mangiare le pizze surgelate che vendeva. Di certo non è stata una cena gourmet, ma hanno placato la nostra fame ed è andata benissimo così.
L’indomani percorriamo gli ultimi saliscendi che ci separano da Bled e dedichiamo quasi l’intera giornata a fare i turisti.

Lago di Bled

Percorriamo la ciclabile attorno al lago che è di un blu incredibile, uguale a quello delle foto viste su internet. Noleggiamo una barca a remi (€20 all’ora) per raggiungere l’isola su cui sorge la bianca chiesa barocca dell’Assunzione e paghiamo anche il biglietto (ben 12€) per salire sulla torre e suonare la campana dei desideri.

Trascorriamo il pomeriggio alle terme dell’hotel Ziva (https://www.sava-hotels-resorts.com/it/sava-hotels-bled/wellness/wellness-ziva –  non è necessaria la prenotazione) e devo dire che è stata un’ottima idea perché il giorno dopo avevo le gambe fresche e riposate come se fossi appena partita. Lasciamo Bled ammantata di nebbia e ci dirigiamo verso le montagne. La tappa di oggi sarà quasi tutta in salita e le previsioni danno pioggia. 

verso Tiriglav

Percorriamo una valle boscosa con dolci pendenze, poi scendiamo verso Mojstrana da dove percorriamo il fondo valle fino a Kranjska Gora. Le nuvole a sorpresa si aprono e ci regalano belle viste sul Triglav, la montagna più alta della Slovenia.

Ai piedi del Trigrav

Il paese non è granché, qualche ristorante e qualche negozio di souvenir, poche case anonime; nulla di memorabile. Lasciamo quasi subito l’abitato per iniziare la salita verso il passo di Vrisc lungo una strada costruita dai prigionieri russi durante la prima guerra mondiale; una cappella in legno, dopo 6km di salita, ricorda le loro fatiche e il loro sacrificio.

Cima Coppi al passo del Vrisc

Il paesaggio si fa decisamente più alpestre sotto severe pareti rocciose. Ci fermiamo a quota 1230m presso Koca na Godzu, una specie di rifugio dalle camere spartane, ma che serve cibo robusto e gustoso (come il goulash di cervo o la jota, minestra di crauti e fagioli) ad ogni ora del giorno. Questa tappa con i suoi 50km e 1000m di dislivello era forse una di quelle che temevo di più. Invece arriviamo alla meta abbastanza presto e ci godiamo un pomeriggio di chiacchiere sulla terrazza.
Il giorno dopo affrontiamo gli ultimi 400m di dislivello che ci separano dal passo che, con i suoi 1611m, è il punto più alto di questo itinerario. S. decide di farli lungo una sterrata, mentre io e LS. continuiamo per la strada asfaltata; fortunatamente siamo fuori stagione e il traffico è poco. In vetta vengo accolta trionfalmente da un gruppo di motociclisti svizzeri che mi applaudono. Dopo le foto di rito, inizia la lunghissima discesa nella fredda valle dell’Isonzo.

I colori dell’Isonzo

Il fiume è bellissimo, il letto di sassi bianchi e il cielo azzurro gli donano colori incredibili. Mi fa impressione pensare che sia stato teatro di tante morti durante la guerra. Scendendo si incontrano fattorie isolate e un triste memoriale che per me rappresenta benissimo l’inferno che deve essere stato in quegli anni. Dormiamo in un appartamento a Saga, dopo 54km e 800m di dislivello.
L’indomani, anche se ormai ci siamo lasciati le montagne alle spalle, si parte in salita, dapprima su asfalto all’interno di una specie di canyon e poi su sterrato in un bosco, lungo una strada militare sempre pedalabile.

Lungo le strade della Grande Guerra

Arrivati in cima si gode un bel panorama sulle colline circostanti. L’inizio della discesa presenta fondo ghiaioso, ma per fortuna ben presto migliora e si scende velocemente a valle. Segue un tratto con divertenti saliscendi nel bosco lungo un fiume e si arriva a Caporetto. Anche qui non c’è molto da vedere se si esclude il sacrario dei Caduti. Noi ci fermiamo giusto il tempo di fare la spesa e poi raggiungiamo il nostro appartamento a Idresca. Ormai viaggiamo a regime: anche oggi abbiamo percorso 48km e 1100m di dislivello.
E così siamo arrivati all’ultima tappa di questo viaggio. Anche oggi si parte in salita e i primi 5km che conducono a Luico sono mortali con pendenza media oltre il 10% e punte oltre il 15% che io faccio rigorosamente a spinta. Da lì in poi le cose vanno un po’ meglio; la pendenza diminuisce e pedaliamo lungo il Sentiero della Pace valicando diverse volte il confine senza quasi accorgercene. Affrontiamo diversi saliscendi su strade praticamente deserte attraversando paesi formati da pochissime case dove il tempo sembra essersi fermato. Incontriamo anche una bambina scalza i cui genitori sembrano hippy degli anni ‘70. Dopo essere saliti sulla cima arrotondata di Korada a 865m di quota, ci troviamo nuovamente in una zona viticola dove si respira il profumo del mosto e arriviamo infine a Gorizia, dopo 61km e 1500m di dislivello.

Rientrando in Italia

Gorizia è un paese di confine, una volta separata a metà da un muro come Berlino. La parte slovena non ha molto da offrire perché segue gli schemi architettonici dei quartieri popolari sovietici con grandi palazzine di cemento a vista; la parte italiana è più graziosa con un castello, palazzi cinquecenteschi e chiese barocche. Finiamo questo viaggio con una cena alla trattoria Roesnbar: servizio con qualche scivolone, ambiente non memorabile, ma piatti buoni dove la tradizione (i sardoni fritti) incontra l’innovazione (tagliolini di grano saraceno con crudo di calamari e uova di lompo).

INFORMAZIONI PRATICHE:

  • Quando andare: l’itinerario è percorribile da maggio a ottobre. Noi abbiamo scelto di andare a fine settembre perché è la stagione meno piovosa, non c’è più tanta gente in giro e le giornate sono ancora lunghe. Il foliage iniziava appena, forse sarebbe stato più suggestivo andare a inizio ottobre, ma avevamo paura che le ore di luce fossero troppo poche e facesse troppo freddo
  • Mangiare e dormire: la maggior parte dell’offerta di alloggi sloveni sono appartamenti; più rari gli hotel e quasi inesistenti i B&B. Noi abbiamo prenotato sempre on line su booking.com o AirBnb. Gli appartamenti sono in genere spaziosi, puliti, discretamente equipaggiati, spesso dotati anche di lavatrice. In quasi tutti i paesi ci sono delle gostilnica, trattorie che offrono per lo più carne alla griglia. Noi abbiamo alternato cene fuori con altre cucinate in appartamento. I supermercati sono capillari e in genere ben forniti.; occorre tener presente che il sabato pomeriggio e la domenica gli alimentari sono chiusi. I prezzi sono ragionevoli, anche se non particolarmente economici.
  • Dati complessivi: abbiamo percorso circa 600km e oltre 11.000m di dislivello in 11 giorni. L’itinerario è riducibile a 8 giorni, ma noi abbiamo voluto tenerci un po’ di tempo per fare turismo classico e non solo pedalare. Il percorso è semplice, noi l’abbiamo affrontato con 2 MTB front e una gravel. È stato creato mettendone insieme 3 diversi trovati su internet; se volete le tracce gpx, le trovate qui: https://bikepacking.com/routes/bikepacking-slovenia/ https://www.lifeintravel.it/parenzana-in-bici-lungo-la-vecchia-ferrovia-in-istria.html https://nest.bike/itinerari-percorsi-mountainbike/itinerario/trieste-gorizia/

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