di Francesca Orioli
Agosto 2019
Non è indispensabile essere fanatici di Star Wars per essere attratti dalle Isole Skellig. Due sperduti iceberg di roccia massiccia che bucano l’Atlantico nel sud ovest dell’Irlanda, tanto inospitali quanto intriganti: Skellig Michael e Little Skellig sono il lato aspro e severo della natura.
Ci si può accontentare di vederle dalla barca girandoci attorno, ma per sentire davvero il risveglio della forza della crosta terrestre che ha creato questi asteroidi del mare, bisogna sbarcare e salirci. Ma solo Skellig Michael è accessibile; Little Skellig ospita una delle più numerose colonie di sule al mondo e non è il caso, per reciproca convenienza, di invadere.
Skellig Michael è stata colonizzata dai monaci sin dal VI secolo d.C. che costruirono in cima all’isola il loro monastero costituito da celle a forma di alveare, tanti piccoli igloo di pietre sovrapposte e fitte fitte, resistenti all’acqua e al vento. Un luogo fuori dal mondo per meditare ed espiare le colpe dell’umanità: ‘ora’ verso l’oceano ‘et labora’ per procacciarsi il cibo vitale. La giornata dei monaci era scandita da piani e piani di scale per scendere e pescare, coltivare fazzoletti di terra e cacciare puffins per la cena.
La visita a Skellig Michael non si può improvvisare: per preservare lo sforzo di madre natura, patrimonio Unesco, lo sbarco è contingentato: soltanto poco più di un centinaio di persone al giorno può accedere all’isola. E da quando è diventata set di Star Wars le prenotazioni sono esplose. I costi sono chiaramente interstellari: quando i registi di grido posano la macchina da presa in certi luoghi la terra si trasforma in oro. E chi fa servizio turistico l’oro se lo trova presto in tasca. Perchè il turista paga.
Diverse sono le compagnie che si spartiscono i ‘landing tours – le escursioni con sbarco’, io ho prenotato con Skellig Walker Cruises a fine marzo per agosto (ci si può iscrivere alla mailing list per ricevere l’avviso dell’apertura delle vendite biglietti), 100 euro a cranio e si risveglia anche il conto in banca.
I tour sono stagionali – da maggio a settembre, ma sempre che il signore del meteo lo permetta: statisticamente un paio di partenze a settimana saltano. Bisogna essere preparati a sorbirsi 600 scalini per la salita al monastero, attrezzati per le intemperie e di stomaco buono per le onde dell’oceano.
Sull’isola c’è solo natura: niente baracchini con merenda e bibite, niente venditori di souvenir, niente centurioni delle galassie per la foto ricordo. Un paradiso travestito da inferno.
Ecco la nostra avventura.
Il purgatorio inizia già in terraferma al porto di Portmagee, da dove salpano quasi tutte le imbarcazioni per le isole. Il tempo non promette nulla di buono e la partenza non è scontata. Già dalla sera la notifica sulla prenotazione dice che l’orario di partenza non sarà rispettato e che si rimarrà in attesa dell’evoluzione del meteo. Arrivati al porto, le consultazioni sul da farsi tra gli armatori delle varie compagnie sono ancora in corso.
Il nostro per primo si stacca dagli incerti e rinunciatari e dichiara che alle 10,30 la sua barca salpa. Ciò non mi rasserena e faccio il segno della croce. Vero è che il nostro mezzo sembra fisicamente una spanna avanti rispetto agli altri, tale è la voglia (e l’incoscienza) di incontrare le Skellig che ci votiamo a Caron Dimonio, saliamo in barca e di più non dimandiamo.
Il motoscafo ha l’aria seria, potrebbe quasi infondere stabilità e sicurezza, poi si presenta lo skipper, sembra un ragazzino, un bimbominkia che mette musica da discoteca in cabina. Sento che è la fine. Si parte, onde alte, onde altissime, onde contro, la barca vola e spancia. Metto in atto tutte le tecniche di pranayama che conosco, forse ne invento anche qualcuna: inspiro-espiro a ritmo onde. Lo skipper che comunque non arriva ai 30 anni si rivela un manico, bravo davvero ma questo lo dirò solo al ritorno, sul momento i pensieri sono da morte nera.
Dopo poco più di un’ora sbarchiamo sulla famigerata Skellig Michael, il cielo è grigio, diciamo che fa atmosfera. Si salgono i 600 scalini di pietra messi insieme dai monaci. Alla base della roccia-piramide una guida ci fa la ramanzina avvertendoci del vento, della scivolosità e dei pericoli in generale. Ma dopo l’irrigidimento dei nervi durante il viaggio in mare, la salita è puro relax, Vero che è ripida e i gradini sono irregolari, ma sono abbastanza larghi.
L’isola è tremendamente impervia, oltre a Luke Skywalker mi vedo Depardieu nel castello d’If. Un cielo così plumbeo Ray non l’aveva beccato. Arriviamo al monastero fatto di cupole a nido d’ape girovaghiamo a caccia di foto poi un’altra guida ci raduna e ci racconta con passione un po’ di storia dell’isola, della vita dei monaci e delle migrazioni dei puffins – il periodo buono per avvisarli va da aprile a a inizio luglio, peccato ad agosto se ne sono già andati altrove.
Rimaniamo sull’isola 2,5 ore più che sufficienti per visitarla anche perché la scalinata principale è l’unica via accessibile. Sull’isola non c’è toilette e non c’è modo di nascondersi dietro ad un masso, per gli incontinenti come me il bagno della barca è l’unica àncora di salvezza.
Nel viaggio di rientro si circumnaviga Little Skellig, gli uccelli che vi abitano sono talmente tanti che l’isola sembra ricoperta di neve. Il rientro è incredibilmente tranquillo, maretta passata o onde a favore poco importa. L’esperienza è stata galattica e quel che rimane è il ricordo di un luogo di un altro pianeta ‘an incredible, impossible, mad place’, come scrisse George Bernard Shaw.
In terraferma, se la giornata è limpida (probabilità non altissima…) le due cattedrali del mare si possono ammirare dallo Skellig Ring, la strada panoramica di circa 16 km, deviazione del Ring of Kerry da Portmagee a Ballinskelligs Castle.
INFO PRATICHE
Questo è il sito con l’elenco degli operatori che hanno la licenza per effettuare i ‘landing tour’ su Skellig Michael:
https://www.skelligmichael.com/book-skellig-michael-landing-boat-tours/
Skellig Walker Cruises: http://skelligwalker.ie/booking.html
Pernottamento: M&D Air B&B Cottage, prenotato con booking – stanze o intera casa – posto molto carino e accogliente, con uso cucina. A due passi dal porto, è possibile lasciare l’auto mentre si fa l’escursione
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