SALITA AL MONTE PICO: LE NUVOLE BEFFARDE DELLE AZZORRE

di Francesca Orioli

Agosto 2022

Esperienza della salita al Pico, il monte più alto delle Azzorre e di tutto il Portogallo. Anche quando il tempo è avverso, il camminatore trova sempre il lato positivo. Immagini, impressioni ed info tecniche.

C’era una volta la speranza, che a poco più di 1200 metri di altitudine morì. La storia comincia con un cielo plumbeo già dalla sera prima ma con la speranza al fianco come una copertina di Linus. Le previsioni meteo le avevano abbandonate al secondo giorno di Azzorre, presto si capisce che ‘testa o croce’ in quelle isole sparpagliate nell’Atlantico risulta più affidabile. Saliamo alla Casa de Montanha, il centro visite da cui partire per la l’ascesa.

Il pico visto dall’isola di Faial

Scesi dal taxi che ci ha portato su, urge vestirsi in fretta: freddo, vento e nuvole incombono. Guardando in basso, il mare – anche se un po’ offuscato – si vede, guardando in alto invece non si vede nulla. Non sembra proprio la giornata ideale per l’escursione ma prenotazione è per oggi, in questa precisa fascia oraria, non ci possono essere ripensamenti, solo la speranza può aiutare. Si devono seguire i paletti, ci avvisano al registration point dopo averci dato il GPS e controllato la suola delle scarpe, e sono 47. Poi però non è finita, minacciano, dopo il 47° si sale al Piquinho, la ‘vetta della vetta‘. Iniziamo a camminare, seguiamo il sentiero, ma presto i passi non sono uno davanti all’altro ma uno sopra l’altro. Del resto si dice climbing Pico’ mica per niente. Più che le bacchette sarebbero utili dei guanti per far presa sulle rocce. I paletti aiutano a tenere il ritmo, si contano come un mantra, qualcuno lo conto doppio, qualche altro non deve essere contato, si sovrappongono paletti ingannevoli di diversa fattezza, forse segnaposto di un trail precedente. Intanto l’altitudine sale e la nebbia scende. E scende bagnata, pesante, presto si trasforma in pioggia, che diventa battente.

Salita con la pioggia, nuvole basse e nebbia

Optiamo per tenere solo il k-way, aggiungiamo il copri-zaino ma la mantella no, rimane appallottolata nella sua custodia, perché impiccia i movimenti, bisogna vedere bene dove si mettono i piedi. Le nuvole cariche d’acqua viaggiano velocissime ma non finiscono mai: o stanno girando attorno al monte con moto perpetuo o c’è un raduno di cumulonembi provenienti da tutto il mondo. La ‘shower‘ non smette, anzi rincara la dose paletto dopo paletto, non si vede un accidenti, e la speranza che in cima si possa aprire è ormai sepolta. Intorno al 38° paletto più o meno la salita spiana e il percorso assume la parvenza di un sentiero ma l’illusione rimane fino al 47° poi i paletti finiscono e anche il sentiero spianato. Dalle immagini viste in pianura – e non certo da quel che vediamo dal vero – sappiamo che siamo arrivati alla caldera, che nei vulcani normali è la parte più alta ma il Pico è speciale perché da qui si erge un ulteriore mini-vulcano, la piramide del Piquinho. Non è chiarissimo il percorso e seguiamo un gruppo con la guida, presto ci troviamo a scalare l’ultima punta e con grande sorpresa sentiamo la roccia calda. Certo non è il sole. Il Pico è vivo, il magma bolle ancora nella sua pancia ma, pare, non ha la forza di salire in alto ed eruttare. In questo momento il pensiero principale è di godersi il momento di caldo. Del resto se ci fanno salire il pericolo non sussiste. Proviamo a rimanere un po’ seduti nell’esiguo spazio in cima dove siamo tutti accatastati sulle rocce con le chiappe al caldo nella speranza di uno squarcio di azzurro.

Ma, dicevamo, la speranza era già stata seppellita e, come molti altri, a capo chino cominciamo a scendere. La pioggia ancora non molla ci accompagna per tutta la discesa dal Piquinho. Poi ricomincia la conta dei paletti, sembra ci sia la ‘variante’ 40A, 39A,38A boh non capisco bene dove ci può essere stata la deviazione del resto tra pioggia, nuvole e cappuccio la vista è limitata.

Smette di piovere

Poi miracolosamente la ‘doccia’ smette e nel giro di poco il cielo si fa blu.

Uno squarcio di azzurro

Siamo storditi, abbiamo perso qualche passaggio logico. Un secondo di esitazione al paletto 30…ci balena un’idea fulminea…’torniamo su?’ Ma con un meteo così ballerino è un attimo sentirsi cornuti e mazziati, e con le pive nel sacco continuiamo a scendere fotografando ogni sfumatura di verde e ogni angolo di mare per recuperare gli scatti perduti.

Scendendo, il cielo si apre

Non che la vista sia libera a 360 gradi, intendiamoci, anzi sembra quasi che lo scorcio di azzurro sia solo sopra di noi ma, visto il pregresso, è già tanta roba.

Nel frattempo gli indumenti asciugano, fame e pipì cominciamo a farsi sentire, il corpo riprende a vivere. Ora che lo vediamo, il paesaggio è davvero molto bello anche se bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi.

Verde e blu

Dopo 6 ore (3 di salita e 3 di discesa) siamo di nuovo alla casa della Montanha, consegnamo i GPS, ritiriamo il nostro attestato di salita e ci godiamo il pranzo al sole. Certo sto Pico ci ha preso un po’ in giro, la salita è stata una penitenza e in quei momenti i miei pensieri la stavano catalogando come una ‘brutta esperienza’. Ma una volta a valle, fotografando il monte maledetto libero da nubi mentre sfoggia la sua conformazione davvero unica, vedendo quel piccolo cono del cucuzzolo, e sapere di essere stata lassù, un puntino lontano,  mi ha riempita di orgoglio.

La vista da Criação Velha, la zona delle vigne tra i muretti patrimonio Unesco

Forse è solo cercare un senso nelle situazioni inclementi, quando si è fatta tanta fatica per niente, ma in questo  i ‘montagnini’ sono maestri. Forse perché nulla è mai per nulla, qualcosa rimane sempre, un significato c’è sempre, magari più dentro che fuori. Il Pico l’ho odiato per 4 ore, poi me ne sono innamorata, il ‘bello e impossibile‘ ai tempi dell’adolescenza. Uno stronzo, insomma.

Vista da Santa Luzia, costa nord

INFO TECNICHE Per ‘scalare’ il Pico serve l’autorizzazione governativa perché le presenze giornaliere sono contingentate. Ci si può prenotare iscrivendosi al sito https://montanhapico.azores.gov.pt/  pagando la tassa di 25 euro a persona (prezzo 2022) o partecipare ad un gruppo organizzato. Nella salita in autonomia va ovviamente considerato il prezzo del taxi, se non si ha una macchina: da e per Madalena la cifra è di 30 euro a tratta, in due abbiamo speso pertanto 110 euro, tanto per fare due conti.

Nella scelta dello slot orario noi abbiamo scelto la mattina presto, col senno di poi – per osservazione del meteo durante la nostra presenza alle Azzorre – tenterei un orario pomeridiano.

In autonomia non si può salire  di notte, bisogna appoggiarsi ad un’agenzia, potrebbe essere un’esperienza molto interessante, soprattutto se in un colpo solo ci si affaccia, da lassù, sia al tramonto che poi all’alba. Sempre che sua maestà lo permetta.

Vista da Criação Velha

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