GIOIELLI DI STORIA CRETESE: PANAGIA KERA, ARKADI, SPINALONGA

di Francesca Orioli
Agosto 2021

Creta può affascinare ogni tipo di viaggiatore: dall’amante del mare e delle belle spiagge, al viandante in cerca di natura, al giramondo interessato alla storia. In queste righe ci soffermiamo su tre luoghi che rimandano alle vicende storiche di questa porzione di Grecia.

CHIESA DI PANAGIA KERA

Cominciamo da lontano: dal periodo bizantino. Curiosando nella storia di Creta ci imbattiamo nel villaggio di Kritsa, una cittadina situata ai piedi dei monti Dikti, nella parte centro orientale dell’isola nella regione di Lasithi, a circa 10 km nell’entroterra della località turistica Agio Nikolas. Kritsa è testimonianza della conformazione dei villaggi tradizionali. Le aspettative crescono anche per la vicenda della giovane eroina Rhodanthe, figlia di un sacerdote di Kritsa che balzò alle cronache perché riuscì a difendersi da un ufficiale turco che, ubriaco tentò di introdursi in casa sua attirato dal suo canto, ma poi rimase vittima in una battaglia contro i turchi nella vicina Latò.  Oggi però il piccolo villaggio potrebbe deludere, la sua importanza storica e la decantata attività tradizionale tessile sono sopraffatte da un’aria troppo turistica votata a negozietti con petulanti vecchiette che intortano i visitatori spacciando per ricamata a mano una tovaglia a 10 euro. Ma c’è comunque un motivo valido per andarci: una vera chicca dell’arte bizantina,  la chiesa di Panagia Kera dedicata all’assunzione della Vergine. Già la forma architettonica esterna vi stupirà per la sua originalità e particolarità. Ma è l’interno il vero tesoro: preziosi affreschi del periodo bizantino ben conservati. La chiesa è a tre navate che furono costruite gradualmente, dapprima la navata centrale che doveva essere una stanza unica con cupola, successivamente furono aggiunte le due navate laterali, quella a sud dedicata ad Agia Anna e quella a nord dedicata ad Agios Antonios.

I primi affreschi, di cui si trovano frammenti nella nicchia della navata centrale e nei tamburi degli archi che sorreggono la cupola, risalgono alla metà del 1200. Il resto degli affreschi della navata centrale, delle navate laterali e della cupola,  che venne ricostruita a seguito di un crollo, risalgono al XIV secolo. Tra le figure liturgiche si può scovare, magari con l’aiuto del custode a cui chiedere informazioni, anche San Francesco d’Assisi.

L’icona della Madonna Theotokos, ritenuta miracolosa, rende la chiesa particolarmente sacra per i fedeli. Non si hanno notizie certe in merito all’edificazione della chiesa se non che risale al XII secolo, la prima testimonianza scritta è del 1415. All’interno è raffigurata la famiglia proprietaria, i Mazizanis, il ritratto ai trova nel lato nord-occidentale della navata di Agios Antonios. Nel 1722 la chiesta venne ristrutturata dalla famiglia Managgaris.

L’ingresso è a pagamento (2€ prezzo 2021) e la biglietteria è sulla strada prima del vialetto che conduce alla chiesa.

Orari: 8,30-15,30 Sito ufficiale: http://odysseus.culture.gr/index_en.html  (mettendo ‘panagia kera’ in search)

MONASTERO DI ARKADI

Passiamo ad una vicenda legata al dominio turco e andiamo a visitare il monastero di Arkadi.

L’occupazione ottomana di Creta avvenne a partire dal 1645 quando l’esercito del governatore turco Yussut Pasha occupò Chania e vinse le forze veneziane che si erano insediate sull’isola  già dal 1200. Durante il dominio turco molte chiese vennero trasformate in moschee e i cristiani perseguitati. Nel 1840 Creta si auto-dichiarò indipendente e iniziarono sanguinosi scontri. In questo contesto storico si inserisce la vicenda del ‘sacrificio di Arkadi’. Ma andiamo con ordine.

Situato sul monte Ida, il monastero di Arkadi è considerato sacro perché, secondo la leggenda, qui crebbe Zeus. Venne edificato sul finire del 1500, in uno stile già a metà tra il rinascimentale e il barocco. Fino al XVII secolo – sotto il dominio veneziano – fu un luogo ricco di prosperità, i monaci si dedicavano alla produzione e al commercio di vino e olio. Divenne anche un importante centro di riferimento culturale e qui trovarono posto preziosi manoscritti che purtroppo andarono dispersi. Erano gli anni del cosiddetto ‘rinascimento cretese’. Ma purtroppo arrivò l’invasione turca: il monastero venne saccheggiato nel 1648, i monaci dovettero fuggire e poterono ritornare solo dopo aver giurato fedeltà al potere turco. Nel corso del ‘700 cadde in declino.

La vicenda storica orgoglio del popolo cretese di cui fu teatro il monastero avvenne nel 1866 ed è tristemente nota come l’Olocausto di Arkadi. Il governo turco, in nome del giuramento di fedeltà, impose ai monaci di non prestare aiuto ai ribelli che si opponevano alla dominazione, ma i religiosi ospitarono comunque nell’abbazia 964 persone, uomini, donne e bambini. Dopo un primo intervento dell’esercito al quale i ribelli riuscirono a fuggire, ci fu un secondo invio di truppe, ben 15 mila uomini che sfondarono il muro di protezione e invasero il monastero uccidendo tutti i 325 uomini. Il sacerdote, le donne e i bambini si rifugiarono nel magazzino dove era stoccata la polvere da sparo ma i turchi sfondarono la porta con l’obiettivo di catturare i presenti per deportarli come schiavi negli harem. Ma per sfuggire a quel destino preferirono far esplodere i barili della polvere da sparo usando la candela dell’altare come miccia e morire così anziché divenire schiavi in mano turca.

L’evento è celebrato con una installazione all’interno della struttura ed è ricordato anche dal ‘bullet tree’ un tronco di cipresso colpito da un proiettile delle armi ottomane. Buona parte del monastero è visitabile ed è composto dalla chiesa dedicata a San Costantino che ha una facciata in barocco veneziano molto maestosa e importante, dalla torre campanaria, il refettorio e le celle dei monaci, i corridoi porticati, che erano utilizzati come ricoveri e ospedali durante le battaglie dei ribelli contro i turchi, il magazzino, e il museo con icone e paramenti sacri.

Anche il paesaggio circostante è davvero piacevole: il monastero è incastonato in una zona collinare nell’entroterra della bella Rethymo, disseminata di ulivi.

L’ingresso è a pagamento (2€ prezzo 2021). Sito: www.arkadimonastery.gr

SPINALONGA

Concludiamo la triade dei posti speciali legati alla storia cretese con Spinalonga. Questa isoletta, situata nella parte centro-orientale nei pressi di Agio Nikolas ne ha viste passare davvero tante di vicende. Sedotta sin dall’antichità per essere eletta a ruoli difensivi grazie alla sua posizione geografica, fu più volte abbandonata al suo destino dagli invasori e abitanti di turno.

Già in epoca minoica venne fortificata e posta a protezione del villaggio di Olous (nei pressi dell’attuale Elounda), poi nel corso dei secoli si ritrovò deserta per via delle continue scorribande dei pirati finché nella seconda metà del XVI secolo divenne roccaforte veneziana a protezione dei traffici marittimi della Serenissima e delle saline della laguna di Elounda, risorsa fondamentale per i commerci veneziani. La fortezza fu progettata da Bressani e Orsini che utilizzarono le strutture già presenti e le antiche rovine, i lavori durarono dal 1579 al 1586. Con l’inasprimento della potenza turca nel mediterraneo, la Serenissima fece apportare ulteriori modifiche per rafforzare le difese nel periodo 1645-1669 durante la Guerra di Candia (l’attuale Iraklio, la capitale): venne creata una doppia cinta muraria e si posero imponenti torrioni che avrebbero dovuto ospitare ben 35 cannoni. La fine della guerra di Candia portò l’occupazione turca a Creta ma i veneziani riuscirono a mantenere la loro isola a forma di  ‘lunga spina’ fino al 1715. In quell’anno però anche l’isoletta passò nelle mani dei turchi e divenne fortezza ottomana. Venne utilizzata inizialmente come luogo di esilio poi come insediamento fino a diventare molto popolosa (soprattutto famiglie di mercanti e marinai) a metà ottocento. Sono di quell’epoca molti edifici come abitazioni, botteghe e depositi.

Sul finire dell’ottocento il controllo ottomano allenta la presa e Spinalonga ritornò ad essere nuovamente disabitata. Ad inizio ‘900 comincia una nuova storia, forse per noi la più affascinante dal punto di vista umano: l’isola diventa un lebbrosario. Con la fine del dominio turco e l’annessione di Creta alla Grecia, il governo di Atene utilizzò Spinalonga per confinare i malati di lebbra. Inizialmente la situazione era davvero tragica: i malati erano ammassati in baracche in decadenza, lasciati in stato di abbandono senza medicinali, insomma un posto in cui aspettare forzatamente la morte. Poi per fortuna la situazione migliorò e Spinalonga divenne un vero e proprio ‘ospedale diffuso’, con medici, infermieri, addetti alle pulizie e disinfestazioni. Con la scoperta degli antibiotici nel 1957 la funzione di lebbrosario venne superata e l’isola nuovamente abbandonata. L’ultimo abitante, un sacerdote, lasciò l’isoletta nel 1962.

Oggi quindi Spinalonga è un luogo fantasma, ma sta rivivendo grazie ai turisti che si apprestano a scoprirla passeggiando per le sue stradine, ammirando le rovine ‘polifunzionali’ del suo onorato passato.

L’accesso è a pagamento (8€ prezzo 2021), il biglietto si acquista appena sbarcati sull’isola. Ci si arriva con traghetti da Plaka (proprio di fronte) oppure da Elounda o Agio Nikolas.

Sito ufficiale: http://odysseus.culture.gr/index_en.html (mettendo ‘spinalonga’ in search)

 

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