L’ARCHITETTURA DEL NOVECENTO A MILANO

di Francesca Orioli
Giugno 2020

Un tour che attraversa Milano da ovest a est con una puntatina verso nord alle porte di Sesto San Giovanni sconfinando poi verso Segrate

TORRE BRANCA

Partiamo dal parco Sempione, il grande polmone verde di Milano. Qui svetta la Torre Branca. Progettata da Giò Ponti, la Torre venne eretta nel 1933, in tempi record – solo due mesi e mezzo – in occasione dell’esposizione Triennale internazionale che vide emergere il razionalismo italiano come avanguardia tecnica e culturale del processo di modernizzazione in piena ottica fascista. Alta quasi 109 metri, in tubi ‘dalmine’ in acciaio speciale, è una piramide esagonale con base larga 6 metri. Purtroppo venne abbandonata e non più utilizzata finché i Fratelli Branca nel 1972, per promuovere l’immagine dell’azienda, la rilevarono e la ristrutturarono. Oggi è possibile salire, grazie ad un ascensore che porta rapidamente in cima, per ammirare la vista su Milano.

DISTRIBUTORE ASTRONAVE

La strana struttura in Piazzale Accursio fu voluta da Enrico Mattei e progettata dall’architetto Mario Bacciocchi nei primi anni 50: un distributore Agip proprio all’inizio di una delle grandi direttrici che da Milano porta ai laghi lombardi, meta prediletta per gite fuoriporta, a rafforzare il mito dell’automobile ‘per tutti’. Con quelle pensiline sporgenti, a simboleggiare lo ‘sfrecciare’ sull’asfalto, il progetto, a metà tra una prua di una nave e un’astronave intergalattica, vide la luce nel 1952 dopo qualche perplessità del Comune, restio a dare l’autorizzazione ad un disegno tanto avveniristico e visionario. La stazione di servizio fu dotata, oltre che della pompa di erogazione del carburante, anche dell’autolavaggio, dell’officina e di una sala d’attesa con locale ristoro. Negli anni ’80 la struttura venne completamente abbandonata, finché nel 2015 la strana coppia Lapo Elkan e Carlo Cracco la rileva per farne il concept-restaurant ‘Garage Italia’ uno showroom dell’extra-lusso con cucina ad alti livelli. Ora la partnership dei due vip è finita ma il locale continua a sfavillare nella Milano da bere, più per l’estetica che per la qualità del cibo.

TORRE VELASCA

Definita dai milanesi il ‘grattacielo con le bretelle’ la Torre Velasca è uno degli edifici più discussi sia dagli esperti di architettura che dal passante che alza lo sguardo. Progettata dal prestigioso Studio BBPR fu realizzata tra il 1956 e il 1958 nello spazio allora occupato dalla seicentesca piazza Juan de Velasco in un’area distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il suo stile fu una vera rottura rispetto agli schemi architettonici allora conosciuti e fu visto come un vero ‘pugno in un occhio’: con 106 metri di altezza il parallelepipedo di cemento armato grezzo si allarga in cima con un coronamento che si prende quello spazio che la piazza alla base non gli ha permesso. La struttura segue anche uno schema funzionale: il fusto è dedicato ad attività commerciali e uffici, la cima ,più larga, ad appartamenti civili. Come per tutte le avanguardie le critiche si sprecarono, all’epoca ma anche in tempi successivi: nel 2012 The Daily Telegraph in un sondaggio lo ha posizionato tra gli edifici più brutti del mondo. Ma contemporaneamente, sempre nel 2012, a buon diritto, la Torre Velasca è stata dichiarata dal Ministero dei Beni Culturali  immobile di interesse storico-artistico.

CA’ BRUTTA

La Ca’ Brutta è tutt’altro che brutta e in realtà è anche tutt’altro che casa. E’ un intero isolato composto da due edifici: uno che si sviluppa in senso longitudinale, l’altro dalla forma quasi a semicerchio con corte centrale, un arco li collega. E’ un complesso abitativo edificato negli anni ’20 su progetto dell’architetto Giovanni Muzio. Necessariamente asimmetrico per struttura, riprende tuttavia in ogni particolare la simmetria classica, con ampio ricorso a spazi ariosi e balconate, utilizzo di materiali differenti quali il travertino, il cemento, lo stucco vicentino, la calce viva e vari marmi; decorazioni trompe l’oeil per disorientare i passanti. Ca’ Brutta fu uno dei primi complessi ad avere il garage sotterraneo ad uso dei residenti. La nomea venne chiaramente affibbiata per le forti critiche che scaturirono al termine dei lavori. Il Secolo, prestigioso quotidiano milanese dell’epoca, definì l’edificio ‘scandaloso’ e scrisse ‘pare di vedere in sogno uno di quegli stranissimi quadri cubisti, nei quali dopo un certo tempo, neppure l’artista ci capisce più nulla – là dove manca la capacità di tracciare una linea diretta e un segno armonioso, supplisce la metafisica”.

GRATTACIELO PIRELLI

Commissionato negli anni ’50 dalla nota azienda di pneumatici a Giò Ponti e ad una schiera di architetti e ingegneri milanesi di grido, il Pirellone venne inaugurato il 4 aprile del 1960. Fu il grattacielo più alto d’Italia – e rimase tale fino al 1995 – con i suoi 127 metri. Fu il primo edificio che contravvenne al patto non scritto tra la Curia e il Comune di Milano secondo il quale le costruzioni non avrebbero dovuto superare la guglia più alta del Duomo, quella della Madonnina. Per sentirsi l’animo più leggero i Pirelli fecero posare una copia della Madonnina in cima al grattacielo. Il Pirellone divenne presto il simbolo della ricostruzione del secondo dopoguerra e del miracolo economico di Milano, ospitò inizialmente 2000 residenti e 1200 dipendenti Pirelli, ma ben presto la gestione cominciò a diventare troppo onerosa e nel 1978 Leopoldo Pirelli riuscì a vendere il grattacielo alla Regione Lombardia per la cifra di 43 miliardi di lire. Il 18 aprile 2002 il Pirellone subì un grave danno, con alcuni morti e molti feriti, a seguito dello schianto di un aereo da turismo svizzero. La ristrutturazione portò alla creazione, al 31° piano, del ‘belvedere’ uno spazio accessibile alla comunità (in determinati periodi di apertura) con l’intento di far ammirare sia la vista sulla città ma anche la struttura portante interna, lasciata in parte appositamente ‘a vista’.  Il Pirellone, con i suoi 710 scalini, fa parte dei circuiti di vertical-run up, le corse sui grattacieli più alti del mondo.

FRIGORIFERI MILANESI

Il Palazzo del Frigoriferi di via Piranesi nasce nel 1899 come fabbrica del ghiaccio della società Gondrand-Mangili collocata nei pressi dello scalo ferroviario di Porta Vittoria. Qui si producevano enormi lastre di ghiaccio e si conservavano le derrate alimentari prima della distribuzione al mercato ortofrutticolo e al macello comunale. Era uno dei maggiori magazzini del ghiaccio a livello europeo. Nel 1923 venne affiancato il Palazzo del Ghiaccio in stile liberty, fortemente sponsorizzato dal conte Alberto Bonacossa, campione nazionale di pattinaggio nonché editore della Gazzetta dello Sport e fondatore della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio. Nel dopoguerra con l’avvento dei frigoriferi nelle case, la funzione refrigerante dei magazzini Gondrand perse la sua utilità e il Palazzo dei Frigoriferi venne completamente riqualificato e riconvertito in celle per la custodia di beni preziosi come pellicce e tappeti dell’alta borghesia milanese. Il Palazzo del Ghiaccio invece continuò ad essere luogo di sport, concerti e intrattenimenti fino al 2002. Oggi tutto il complesso è un hub culturale, sede di mostre, sfilate, convegni, concerti ed eventi.

VILLA FIGINI

Costruita a metà degli anni trenta dall’architetto Figini per farne la propria abitazione, Villa Figini riassume in sé i principi dell’architettura razionalista: linee semplici, essenziali, razionali protese verso la funzionalità. E’ un parallelepipedo che poggia su pilastri equidistanti, in cui giardino e casa sono in continua osmosi, in cui le finestre sono disposte per garantire maggior sole al mattino e più riparo nelle calde ore del pomeriggio.

CASE IGLOO

Nello stessa zona di Villa Figini, il quartiere Maggiolina, spuntano le curiose ‘Case Igloo’, piccole casette a forma circolare progettate dall’ingegnere Mario Cavallè nel 1946. Le unità abitative erano otto ciascuna di 50mq e disposte su due livelli – seminterrato e primo piano – ma diverse furono abbattute o oggetto di pesanti interventi di trasformazione. Solo due oggi rimangono nel loro impianto originario. Dello stesso progettista furono anche le ‘case fungo’ edificate nello stesso quartiere Maggiolina, purtroppo demolite negli anni sessanta.

TORRE SOSPESA SESTO SAN GIOVANNI

Viale Monza è l’importante arteria urbana che collega Milano con Sesto San Giovanni. Sul vialone, a segnare il confine delle due municipalità, fu costruita, verso la fine anni ’80, la Torre Sospesa, a simboleggiare il volto post-industriale di una cittadina che aveva fondato le proprie radici sull’industria pesante e che si apprestava a entrare in una nuova fase. Progettata dallo Studio Marzorati e dall’ingegnere Martinez y Cabrera, la Torre Sospesa, detta anche Torre Quadra, si presenta come un blocco di vetro di 14 piani senza una vera facciata, racchiuso tra 4 giganti contrafforti che sembrano far perdere all’edificio la propria gravità. Oggi la Torre è un albergo della catena B&B Hotels.

PALAZZO MONDADORI DI SEGRATE

Chissà se fonte di ispirazione per la Torre Sospesa di Sesto San Giovanni fu  la sede della Mondadori a Segrate, a est di Milano. L’edificio si presenta come un parallelepipedo di vetro lungo 200 metri e largo 30, racchiuso in una scocca di cemento che sembra emergere da un lago artificiale. Il progetto fu commissionato da Giorgio Mondadori all’architetto brasiliano Oscar Niemeyer alla fine degli anni ’60, dopo che egli rimase colpito dal Palácio Itamaraty a Brasilia qualche anno prima. La struttura centrale è protetta da un ‘curtain-wall’: due lastre di vetro, quella più esterna  color bronzo e quella più interna chiara, per creare un ‘corridoio d’aria’ che protegga dalle dispersioni di calore. La scocca che circonda il parallelepipedo è un susseguirsi di portali posti a distanze diverse per conferire movimento alla struttura. Insomma un edificio nato per lasciare a bocca aperta lo spettatore, per trasmettere un messaggio senza bisogno di parole, per imprimersi nella mente senza necessità di insegne. Uno slogan pubblicitario, perfettamente coerente con lo stile di una casa editrice.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *