di Francesca Orioli
Agosto 2021
Innamorarsi di Amorgos è una cosa seria, l’inizio di una relazione duratura. Non il colpo di fulmine, non una passione che finisce in nulla al primo ostacolo, no, di Amorgos ci si innamora conoscendola, esplorandola.
Il primo impatto potrebbe infatti lasciare perplessi: allo sbarco nel porto di Katapola ci appare davanti una terra montuosa e brulla con una manciata di case bianche aggrappate alla baia di attracco, un tuffo negli anni ‘60. Ma basta qualche tornante e la chimica dell’attrazione entra in circolo: villaggi deliziosi, un capoluogo che è la regina delle ‘chora’ greche, spiaggette incantevoli, un mare invitante e un monastero incastonato nella roccia, unico nel suo genere.
Ma andiamo con ordine, muniti possibilmente di uno scooter.
Amorgos è l’ultima isola delle Cicladi, la più orientale, quella più vicina alla Turchia che ad Atene, una forma lunga e stretta (circa 33 km per un massimo di 6 km di larghezza) qualcuno la associa ad un cavalluccio marino disteso, serve un po’ di fantasia per riconoscerlo ma in effetti rende l’idea. Non ha aeroporto e ci si arriva con i traghetti al porto di Katapola, al centro dell’isola, o Aegiali, a nord. È un’isola montagnosa, che invoglia a munirsi di scarponcini per percorrerla con meravigliosi trekking, sicuramente però non nei mesi estivi. Il paesaggio in piena estate è brullo e roccioso ricoperto da cespugli spinosi cotti dal sole, disseminato di candide casette raccolte in piccoli paesini, caprette che pascolano ovunque e una miriade di chiese in formato monolocale con l’immancabile bandiera greca che svolazza sopra la facciata. Il mare va dal trasparente all’azzurro intenso con piccole spiagge sabbiose o rocciose in ogni increspatura della costa.
La cittadina principale – Chora – è un gioiello da far rimanere estasiati: tortuose stradine strette collegano casette e chiesette rigorosamente bianche e blu che si aggrappano ad uno spuntone di roccia che si erge solitario e si allargano fino ai piedi di una collina. La cima è dominata da malconci mulini a vento o quel che resta di loro, che con la luce del tramonto vi faranno perdere la testa. Io mi sono presa una ‘scuffia’ terribile, non staccavo gli occhi di dosso da quei coni bianchi e rossi e scattavo foto all’impazzata. La logica economica li vedrebbe già trasformati in b&b ma il fascino dell’abbandono per ora ha la meglio. Tutta Chora è disseminata di locali con caratteristici tavolini e sedie in legno colorate stile retrò sparsi tra le viuzze, nelle piazzette o incastrate ingegnosamente lungo le scale della cittadina. Qualche negozietto di articoli artigianali e non paccottiglia da turisti rende davvero gradevole questo posto magico. Chora è al centro dell’isola, a 6 km da Katapola e praticamente tutte le strade passano di qui quindi ci sarà occasione per fermarsi più volte.
Scendendo verso il versante est si va incontro al re dell’isola, l’attrazione che mi ha fatto puntare il dito sul mappamondo (o meno romanticamente il puntatore su google maps) su Amorgos nella scelta di quali isole greche visitare: il monastero di Hozoviotissa. Una struttura di un bianco abbagliante costruita a ridosso della roccia a circa 300 m di altezza. E qui si ha il coronamento dell’amore, è davvero un posto “wow”!
Il monastero è il secondo più antico della Grecia, venne costruito nel XI secolo per conservare un dipinto della Madonna proveniente dalla Palestina, salvato dai frati al saccheggio degli arabi, Pare che il monastero così come lo vediamo fosse il secondo tentativo di costruzione dopo un primo andato a vuoto. Si narra infatti che i monaci palestinesi approdarono nella costa di Amorgos e rimasero stupiti di come il paesaggio fosse simile al loro luogo natio e scelsero questa zona per mettere in salvo la reliquia. Siamo nell’VIII secolo e, depositata temporaneamente la Madonna a Chora, si cominciarono i lavori. Il cantiere non era dei più semplici, vista la posizione impervia, ma la provvidenza rese instancabili gli operai. Peccato che un mattino il capo-mastro trovò la struttura completamente collassata, apparentemente senza una logica ingegneristica. Per aggiungere mistero alla faccenda, gli attrezzi da lavoro vennero ritrovati nel punto preciso dove oggi sorge l’attuale monastero. Insomma, diciamo che alla Madonna non piaceva la posizione prescelta dai monaci e indicò la posizione preferita. Fu così che si iniziò a ricostruire ma stavolta i lavori procedevano a rilento, perché vada per lo spirito santo, ma i danè mancavano. Finché l’imperatore bizantino Alexius I Comnenus non prese a cuore la faccenda e fece erogare i fondi necessari. Anche lui si era innamorato di Amorgos.
Il monastero va visitato preferibilmente al mattino quando il sole lo illumina completamente. Sicuramente l’esperienza più emozionante è arrivarci con un trekking, ma se vi trovate nella stagione calda meglio parcheggiare nei pressi e seguire la scala a gradoni di qualche centinaio di metri che porta in cima. Meglio affrontarla alle prime ore del mattino (apertura del cancello alla base ore 8,00; apertura dell’interno del monastero 8,30) sono necessari pantaloni lunghi e gli uomini e una gonna lunga o ampio pareo (non pantaloni) per le donne (eventualmente accatastati all’ingresso ci sono un po’ di indumenti) La visita all’interno è molto ridotta, solo una piccola parte è visitabile e racchiude icone e oggetti sacri ortodossi. Ma il clou della visita è l’offerta da parte dei monaci di un bicchierino di buonissimo liquore dolce della casa (a qualsiasi ora anche alle 8,30 del mattino) acqua e dolcetti, da ricambiare con una donazione libera. Dopo la visita, tappa d’obbligo alla piccola spiaggetta di Agia Anna – punto dove arrivarono i monaci espatriati – per un bel colpo d’occhio sul monastero, e un bagno rinfrescante.
Col cuore ancora palpitante proseguiamo il nostro tour attraverso l’isola: andiamo a sud per cercare il relitto. Si tratta della nave Olympia affondata nel 1980, se arrivate presto e ancora non ci sono macchine o motorini parcheggiati lungo la strada, tenete lo sguardo in basso a destra poco prima di un deposito di barche malmesso e recinti di capre, e si vede dall’alto. Un sentiero conduce giù al relitto, bella prospettiva per una foto dall’inquadratura perfetta: mare blu, relitto arancio-ruggine, baia e vegetazione verde intorno, un click da cartolina. Luc Besson sceglie questo frammento per iniziare il suo ‘Le Grand Bleu’ che ha fatto conoscere Amorgos ai francesi.
L’entroterra del sud potrebbe essere etichettato dal turista distratto come “un’area dove non c’è niente da vedere”, ma proprio qui sta il bello: ci si sente fuori dal mondo, in un’altra epoca, in una storia rallentata. Forse niente su cui soffermarsi ore, ma passare in mezzo a questi gruzzoletti di case, fermarsi nel negozietto di alimentari rimasto in una vita fa e stupirsi davanti alle capre sparse ovunque: è come bloccare un metronomo con un dito.
Risalendo vale la pena fermarsi al monastero di St. George Valsamitis, sicuramente meno scenografico del Re di Pietra greco ma con egual accoglienza a suon di liquore e dolcetti in cambio di un piccolo obolo a piacere. Suonava più romantica la storia che avevo letto che una vecchia monaca vivesse lì tutta sola con il suo cane guardiano, ma siamo stati accolti da un monaco ben modernizzato.
La parte settentrionale dell’isola ci riserva due piccole cittadine che si lasciano conquistare con le loro grazie: Lagada e Tholaria. Situate sui cucuzzoli delle rispettive colline, si trovano una dirimpetto all’altra. Più introverse rispetto a Chora, regalano una passeggiata rilassante tra le viuzze, chiesette e ristorantini, sole cocente permettendo (ma il venticello aiuta sempre un po’).
Per un love-affaire più intellettuale, la visita al sito archeologico di Minoa è un must. A pochi chilometri da Katapola, sulla collina di Moundoulia si trovano le rovine dell’antica città che sembra essere stata la residenza estiva di Minosse. Il sito è forse per veri amanti del genere, ma sicuramente offre a tutti una magnifica vista.
Infine i due porti: Aegeli e Katapola, forse più ‘luoghi di appoggio’ che di vero interesse turistico: Katapola è perfetta per pernottare, è al centro dell’isola e anche il lungo-porto regala una piacevole passeggiata. Aegiali è forse più adeguata per una vacanza in famiglia con i bimbi grazie ai residence più strutturati e alla spiaggia sabbiosa.
Le spiagge di Amorgos neanche a dirlo, sono speciali e ce n’è per tutti i gusti, attrezzate e non.

Purtroppo però in agosto c’è molto affollamento, conviene essere mattinieri e godersi la tranquillità fino a metà mattina.
Partendo dalla punta meridionale dell’isola incontriamo l’incantevole Kalotaritissa, che offre sia spiaggia libera che ombrelloni attrezzati, con un breve passaggio sul ferry si passa anche nell’isoletta di fronte per stare più tranquilli (Gramvousa). Poco distante c’è Paradisia, piccolina che troviamo molto affollata. Ci segnalano anche Kato Campo che più che una spiaggia è una baietta in parte cementata che ci fa disamorare un po’. Risalendo, bella anche Mouros, una spiaggia di ghia ma purtroppo dalle 11 in poi le troviamo tutte molto affollate. Intorno a Katapola, c’è la spiaggia di Maltezi, raggiungibile con una mezz’oretta di passeggiata molto piacevole su un sentiero in riva al mare. Sul lato occidentale, opposto a Katapola, vale una capatina la Agia Anna anche se è solo una piccola insenatura di ciottoli se non altro per la vista sul monastero. Spingendosi verso nord incontriamo la Agios Pavlos, più grande e attrezzata. Da qui si prende anche il traghetto per l’isola di Nikouria, la più grande isola intorno ad Amorgos.
Ma l’amore non è bello se non è litigarello e anche Amorgos può avere i suoi difetti. Il principale si chiama ‘agosto’, tra i francesi che sono aficionados e gli altri turisti provenienti dal resto del mondo che hanno scoperto questa isola… c’è il pienone. E le strutture ricettive, che per fortuna rimangono perlopiù camere in piccole strutture, alzano terribilmente i prezzi, fuori da ogni logica. Non riporto neppure i B&B dove abbiamo alloggiato noi: o carissimi o vergognosamente decadenti pur pagando 100 euro a notte!
Nemico-amico può essere il vento: per noi è stato un alleato prezioso per far sopportare la calura ma ho letto racconti di situazioni molto movimentate. Ma del resto è pur sempre un’isola!
Trasporti: noi abbiamo girato in lungo in largo in scooter (consiglio vivamente Rent&Go https://amorgosrentandgo.gr/ a Katapola), è necessario un 200cc/250 cc (circa 30 euro al giorno – prezzi agosto 2021) perché le strade sono montagnose: ho letto che molti hanno avuto difficoltà e hanno preferito la macchina, forse proprio per il vento. Ma, potendo, davvero lo scooter è la soluzione migliore per entrare nell’intimo di questa meravigliosa isola.
Mangiare: anche in agosto per fortuna i ristoranti mantengono prezzi accessibili, anzi assolutamente abbordabili. Noi ci siamo fatti conquistare da Tranzistoraki a Chora, deliziosi piatti di cucina greca, noi siamo tornati più volte, abbiamo adorato questo posto (la prenotazione consiste nel passare un paio di ore prima e ci si mette in lista e si viene richiamati con uno squillo come segnale che il tavolo è pronto). Nel sud abbiamo trovato pesce freschissimo e ben cucinato alla Marouso Tavern ad Arkesini, mentre nel nord a Lagada abbiamo mangiato una buona moussaka alla Loudaros Tavern.